Felice per quello che sei by Rossana Campo

Felice per quello che sei by Rossana Campo

autore:Rossana Campo [Campo, Rossana]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2013-05-04T22:00:00+00:00


10. Eliminare la sofferenza

Se non vivo dentro un monastero non è possibile, a mio modo di vedere, pensare che non mi innamorerò più, che non avrò più desideri, che non avrò un po’ di ambizione di trovare il lavoro che fa per me. Tuttavia è possibile non diventare schiavi di questa ambizione, o dell’avidità, o del sesso. Quello che il Budda ha cercato di insegnarci è di eliminare la sofferenza che le cose della vita ci procurano, non di eliminare ciò che fa parte della vita.

Quando cerchiamo di togliere la sofferenza, non rimuovendola o negandola, ma provando a trasformarla, facciamo miracoli. Un’esperienza che non dimenticherò mai. Una donna che avevo conosciuto soffriva per via di un figlio tossicodipendente. Aveva cominciato a praticare il Buddismo e ovviamente nella sua pratica c’era la speranza di vedere il figlio uscire dall’eroina. Che smettesse di farsi, di rubare in casa e fuori per bucarsi, di sparire per giorni, correre il rischio di morire, di prendere una malattia. Lei aveva cominciato a praticare da poco tempo ma lo faceva per molte ore al giorno, ci si metteva d’impegno. E la situazione non si muoveva. Anzi, sembrava quasi peggiorare. Decise allora di chiedere un consiglio a un vecchio praticante. Quest’uomo la ascoltò a lungo parlare della sofferenza che il figlio le procurava, ascoltò le lamentele sul fatto che la pratica buddista sembrava funzionare per tutte le persone che conosceva ma non per lei. Forse, per il suo caso non c’era niente da fare. Lei sosteneva che nel caso di un figlio tossico il dolore e la preoccupazione diventavano così totali così pesanti che nemmeno il Buddismo, e la ripetizione di una frase potevano alleviarli.

Il consiglio che le diede il vecchio praticante fu questo, le disse: Pratica per essere felice, pratica per sentire la gioia nella tua vita, pratica per togliere tutta la sofferenza che senti. Ovviamente pratica anche per la felicità di tuo figlio, perché possa uscire da questa situazione, ma prima di tutto, loda la tua vita, sentine la grandezza e togli la sofferenza e la preoccupazione.

La donna uscì da questo incontro ancora più incazzata, addolorata, dicendo che queste robe giapponesi con lei non funzionavano, che lei era un osso duro, e che la sua vita era talmente merdosa che era meglio lasciare perdere tutto.

A me, quando mi avevano riferito le parole dell’uomo, mi avevano colpito come una botta in testa. Mi erano piaciute molto, ma mi avevano stordita. Era un modo di pensare che non avevo mai sentito, qualcosa che nessuno mi aveva mai detto, tuo figlio ti sta dando dolore, e tu invece di fare la madonnina che piange e si dispera devi cercare di essere felice, di provare gioia. Mi sembrava fantastico, mi faceva respirare. Così le dissi che secondo me doveva provarci, magari anche solo per mezz’ora al giorno, ma secondo me doveva farlo, io lo avrei fatto al posto suo, praticare cercando unicamente questo, di sentire la grandezza e la felicità di essere viva, e di dirsi anche: io mi



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