Franca. Un'incompresa di successo by Patrizia Zappa Mulas

Franca. Un'incompresa di successo by Patrizia Zappa Mulas

autore:Patrizia Zappa Mulas [Mulas, Patrizia Zappa]
La lingua: ita
Format: epub
editore: SEM
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Figli

La prima commedia di Franca prefigura il Sessantotto, Almodóvar e il postfemminismo. Le sue commedie colpiscono sempre un difetto del costume che è ancora nascosto, una tendenza al suo nascere, una stortura che è ancora in incubazione. Contengono insomma una diagnosi precoce e una visione del futuro. Non solo del costume, anche della vita del suo autore.

Il matrimonio di Pappo e Tappo finisce con un divorzio nel 1974. Il loro legame non s’incrina per conflitti artistici o caduta della stima reciproca, ma per una divergenza molto più intima. Vittorio vuole un figlio e Franca rimanda, vuole pensare prima al lavoro. Recuperare il tempo perduto con la guerra. È quello che fa dal 1949 al 1960. Quando ha l’età giusta per farne uno.

Ne parliamo un pomeriggio a Trevignano, bevendo il caffè del dopo pranzo sulla terrazza della sua casa. Sul prato che la circonda come una corona verde scorrazzano i cinque cani trovatelli di Franca che abitano tutto l’anno lì. E li rincorre eccitatissimo Roro III, che da esemplare canino titolato è l’unico ad avere il privilegio di seguire in tournée la mamma, come si definisce Franca.

Franca considera i suoi gatti e i suoi cani come figli pelosi, di cui ama la grazia e il silenzio. Il silenzio è una parte profonda di Franca, una risorsa e una fonte di agio. Lei, che ha fatto delle parole la sua fortuna, si rinforza tacendo. È il silenzio a collegarla agli animali, a fare di loro i suoi piccoli parenti. Anche se non parlano, si esprimono con il corpo come i mimi e gli attori del cinema muto. A Franca piace proprio guardarli. La loro compagnia la incanta e accende le sue ore di gioia pura.

Anche il mio nuovo cane Teo s’impegna a fondo nelle scorribande canine su quel prato, è entrato nella banda di casa Valeri come un cugino che sa di essere amato dalla zia. È così che Franca lo considera, un nipote adottivo. Il suo gruppo di volontari l’ha trovato sulla Tiburtina e l’ha battezzato lei con il nome Teodoro, perché è biondo come il sole ed è un dono degli dei. È un cagnetto molto diverso dalla sapiente Taramà, è piuttosto uno scugnizzo, un giamburrasca, un tipo picaresco, un cane da marachelle. Che Franca gli perdona molto più di me. Lei perdona tutto agli animali, ma non si stanca di osservare i loro caratteri. Adesso Teo sta abbaiando come un forsennato. Lei lo ascolta e sentenzia: «Crede di essere un tenore. Ma non ha una bella voce e canta sempre la stessa nota».

Fa caldo, il sole d’estate è un compagno luminoso della nostra confidenza.

«Non ho mai deciso di non avere figli» dice Franca appoggiando la tazzina vuota del caffè sul piattino. «Mi sembrava di avere tempo e a un certo punto il tempo è finito. Non è stata una vera e propria scelta ma un destino, forse. Avevo altre priorità, volevo vivere. Non ne sono fiera ma è andata così. L’amore non è inesauribile, ha un limite, come il tempo.



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