Giacomo Di Girolamo - Contro l'antimafia (2016) by admin

Giacomo Di Girolamo - Contro l'antimafia (2016) by admin

autore:admin [admin]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2016-04-01T00:00:00+00:00


Antimafia S.p.A.

Lo dico sempre, Matteo. Lasciate in pace Leonardo Sciascia. Lasciate in pace Sciascia, per favore. Ogni volta che si parla di tutti coloro che hanno approfittato della causa dell'antimafia per fare carriere facili, arricchirsi, occupare posizioni di potere, ogni volta che si tocca questo tasto, ci si richiama all'articolo di Sciascia apparso nel 1987 sul Corriere della Sera, quello intitolato «I professionisti dell'antimafia». Articolo che tutti citano – ah, come lo citano, Matteo – ma che in pochi hanno davvero letto. In pochi sanno che tutto inizia da Christopher Duggan, studioso inglese di storia italiana. È scomparso da poco. Ecco, il famoso articolo di Sciascia del 10 gennaio 1987 era una recensione a un libro di Duggan su mafia e fascismo. L'analisi di quest'ultimo aveva fortemente colpito lo scrittore (che, tanto per non dimenticarlo, è stato un pioniere della denuncia della mafia in Italia. Senza Sciascia e i suoi libri la storia dell'antimafia in Italia sarebbe stata assai peggiore. Avremmo faticato molto di più prima di giungere ai livelli di consapevolezza attuali): Duggan sostiene che la durissima repressione della mafia siciliana durante il fascismo, attuata dal prefetto Cesare Mori, fu in realtà il frutto di un accordo (una trattativa, diremmo oggi…). «Come il fascismo doveva, in Sicilia, liberarsi delle frange “rivoluzionarie” per patteggiare con gli agrari e gli esercenti delle zolfare, costoro dovevan liberarsi delle frange criminali più inquiete e appariscenti.» La durissima repressione, dunque, non fu che «il giuoco di una fazione fascista conservatrice contro l'altra». Scrive allora Sciascia nel famoso articolo: «Se ne può concludere che l'antimafia è stata allora strumento di una fazione, interna al fascismo, per il raggiungimento di un potere incontrastato e incontrastabile». Perché incontrastabile? «Perché talmente innegabile appariva la restituzione all'ordine pubblico che il dissenso, per qualsiasi ragione e sotto qualsiasi forma, poteva essere facilmente etichettato come mafioso.» Morale: l'antimafia come strumento di potere. Se non ci fossimo fermati al titolo di quell'articolo, se in questi anni lo avessimo letto, tutto, noi che ci riempiamo la bocca, a ogni dibattito, a ogni convegno, in tv come sui social, dei «professionisti dell'antimafia come diceva Leonardo Sciascia», magari avremmo trovato qualche utile spunto sulla storia della mafia e del potere in Italia, sulle trattative tra mafie e potere pubblico, che ci sono sempre state e sono un problema politico, non certo un caso giudiziario.

Continuava Sciascia in quell'articolo: «Può benissimo accadere anche in un sistema democratico, retorica aiutando e spirito critico mancando. E ne abbiamo qualche sintomo, qualche avvisaglia. Prendiamo, per esempio, un sindaco che per sentimento o per calcolo cominci a esibirsi – in interviste televisive e scolastiche, in convegni, conferenze e cortei – come antimafioso: anche se dedicherà tutto il suo tempo a queste esibizioni e non ne troverà mai per occuparsi dei problemi del paese o della città che amministra (che sono tanti, in ogni paese, in ogni città: dall'acqua che manca all'immondizia che abbonda), si può considerare come in una botte di ferro. Magari qualcuno, molto timidamente, oserà rimproverargli lo scarso impegno amministrativo; e dal di fuori.



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