Giacomo Matteotti. Un italiano diverso by Gianpaolo Romanato

Giacomo Matteotti. Un italiano diverso by Gianpaolo Romanato

autore:Gianpaolo Romanato [Romanato, Gianpaolo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 2024-02-26T00:00:00+00:00


11. La solitudine

E mentre il destino di Matteotti si avvia alla tragica conclusione, anche la moglie dà segni di cedimento. Le sue crisi di sfiducia, e in qualche momento di autentica disperazione, diventano sempre più frequenti: “Quando considero questi anni che sono pure i migliori, passati così senza un po’ di luce, rimango proprio a considerare che la vita de la donna è assai meschina, e mi si dilegua qualsiasi lontano desiderio come cosa vana” (8.12.1921). Un mese dopo cadde l’anniversario del loro matrimonio, il sesto. Giacomo scrive da Verona: “Sono passati alcuni anni e li abbiamo trovati spesso seminati più di dolore che di gioia. Quando abbiamo creduto di ritrovare la tranquillità di là da un giro di tempo, abbiamo trovato talvolta un nuovo sconvolgimento. I progetti migliori non si sono potuti attuare e quasi si teme di proporne alcuno nuovo. Ma, nonostante tutto, la speranza e l’amore non diminuiscono […]. Ed è forse questo sentimento profondo e spontaneo che allevia ogni più grave pensiero e aiuta a superare il presente.” Ma avverte che la moglie gli sfugge, se aggiunge: “Forse in te non è così” (7.1.1922). Pochi giorni dopo è lui a chiedere conforto scrivendole da Vicenza: “Dimmi che mi vuoi bene nonostante questa vita tremenda che non ci fa mai godere l’uno dell’altro” (14.1). Poi le racconta che nel partito va ormai maturando la rottura con i massimalisti, notizia che a lei non interessa per nulla: “Con certa gente scema e presuntuosa non si conclude nulla” (15.2).

Le sventure e la lontananza fanno nascere in Velia un atteggiamento meno remissivo verso il marito. Il partito aveva affossato definitivamente il governo Bonomi e lei gli manifesta le sue perplessità: “Io sono convinta (tanto fra noi si può dire) che tu non senti in verità questo accanimento nelle dimostrazioni che risultano. Direi quasi che in certi casi ti comporti proprio da ragazzo e me ne viene un risentimento, per la sola ragione che questo possa diminuire la serietà di cui si è saputo valere il tuo ingegno […]. Se potrai ti farà bene qualche giorno di riposo” (21.2). Giacomo non era uomo da accettare rimproveri e le risponde per le rime: “Tu t’affretti a condannare. Arrivi anzi al risentimento. Io non credevo possibile mai che quando alcuno ama possa mai avere risentimento per quello che l’altro fa […]. Certo tu sei molto lontana; e non soltanto quando io sono lontano” (23.2).

La risposta di Velia è una staffilata che non interessa solo il biografo ma anche lo storico. Per la prima volta fa presente al marito che la sua pretesa di essere sempre nel giusto è eccessiva e poco equilibrata. Pone sul piano del carattere la stessa obiezione che gli avversari gli avevano posto sul terreno politico. “Anche con l’idealità non bisogna esagerare fino a questo punto […]. Da che ci sei dentro non ho conosciuto per te che amarezze, delusioni, periodi neri, senza mai un sorriso, né un raggio di sole, né una parola di soddisfazione o d’incoraggiamento, sempre malcontento di te, del tuo lavoro, degli altri, proprio la sensazione come se tutto fosse perfettamente inutile.



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