Giorgia Meloni by Io sono Giorgia. Le mie radici

Giorgia Meloni by Io sono Giorgia. Le mie radici

autore:Io sono Giorgia. Le mie radici
Format: epub


a. Ora il mio cuore si sente come un tizzone e sta illuminando l’oscurità / Porterò queste torce per te e sai che non le farò mai cadere.

Conservare il futuro

Come può uno scoglio

Arginare il mare

Anche se non voglio

Torno già a volare.

Lucio Battisti, Io vorrei... non vorrei... ma se vuoi

Alla fine ce l’abbiamo fatta. Con Fratelli d’Italia al riparo da ogni rischio estinzione – a prescindere dalla possibile legge elettorale –, siamo riusciti nella difficile e motivante impresa di mettere in sicurezza la storia della destra italiana.

In questi anni moltissime persone cresciute nelle sezioni del MSI e di AN mi hanno fermata, stringendomi le mani, con gli occhi lucidi: «Grazie Giorgia». Ogni volta che mi è successo mi ha sorpreso, non per la felicità che queste persone dimostravano per avere ancora un partito di riferimento, ma per la commozione, l’affetto, la devozione quasi, che mostravano nei miei confronti. Come se, più di considerarmi un semplice soldato che ha fatto solo il proprio lavoro – cioè l’immagine che io ho di me stessa –, vedessero in me qualcosa di epico.

Un giorno alla fine di una manifestazione, marito e moglie, entrambi molto anziani, sono venuti ad abbracciarmi. «Sei la nostra eroina, Giorgia, sei la nostra Giovanna d’Arco, ci voleva una donna per guidare questo esercito allo sbando» aveva detto lui. E la moglie: «Lo sai che sei nata lo stesso giorno di Giovanna d’Arco, vero?». Non lo sapevo.

Ora, non sarò tanto ridicola da paragonarmi alla Pulzella d’Orléans, ma quel giorno ho capito che ben oltre i miei reali meriti – si attribuisce soprattutto a me un’impresa fatta da molti – si era creata attorno alla mia figura una sorta di piccola mitologia. Era il risultato della potenza comunicativa data dal contrasto tra l’immagine della giovane donna, piccoletta per giunta, e l’enormità della sfida che conduceva. La persona piccola e fragile che fronteggia un avversario molto più potente e che con il suo esempio mette a nudo la viltà di chi si sottrae a quel confronto. Chiaramente io la vedo in tutt’altro modo, e mi considero soltanto una persona mediamente coraggiosa in un ambito nel quale il coraggio difetta, o una donna che crede che l’onore sia la cosa più importante da salvaguardare in una società che preferisce mettere al riparo valori ben più materiali. Niente di eroico, forse in fondo sono solo un po’ vecchia di mentalità, nonostante i miei quarantaquattro anni.

Ce l’abbiamo fatta, dicevo, ma non voglio ci siano equivoci sulle ragioni per le quali abbiamo perseguito così caparbiamente l’obiettivo di salvare la destra. Farlo, per noi, non era semplicemente una questione affettiva, o di bandiera. Non era per garantire una testimonianza, che pure sarebbe una cosa assolutamente dignitosa. No. Noi abbiamo salvato la destra per salvare l’Italia. Abbiamo salvato la destra perché oggi, qui, più che in ogni altro tempo e in ogni altro luogo, la destra è necessaria. Lo abbiamo fatto guardando avanti e non indietro, pensando ai nostri figli più che ai nostri nonni, immaginando il futuro più che ricordando il passato.



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