Giorno dei morti by Agatha Christie

Giorno dei morti by Agatha Christie

autore:Agatha Christie [Christie, Agatha]
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
pubblicato: 1945-09-13T23:00:00+00:00


Capitolo V

La mattina del due novembre sorse umida e tetra. La sala da pranzo della casa di Elvaston Square era così buia che si dovettero accendere le luci per la prima colazione.

Iris, contrariamente alle proprie abitudini, era scesa invece di farsi portare caffè e pane tostato in camera. Se ne stava pallida e silenziosa, seduta a tavola, giocherellando svogliatamente coi cibi che aveva nel piatto. Con un gran fruscio di carta, George sfogliava il "Times" e all'altro capo della tavola Lucilla Drake piangeva a calde lacrime in un fazzoletto.

«Io lo so... quel figliolo farà qualcosa di tremendo. E così sensibile... e non direbbe che è un caso di vita o di morte se non fosse vero.»

Continuando a far frusciare il giornale, George rispose in tono aspro:

«Non ti preoccupare, Lucilla, te ne prego. Ti ho detto che ci penserò io.»

«Non lo metto in dubbio, caro George... sei sempre tanto buono. Ma ho paura che il minimo ritardo possa essere fatale. Per assumere informazioni, come tu dici, ci vorrà del tempo.»

«No, no, faremo presto.»

«Victor dice: "Senza fallo entro il tre...". Ma il tre è domani. Se succedesse qualche guaio al mio ragazzo, non me lo perdonerei mai.»

«Non gli succederà nulla» brontolò George bevendo il caffè.

«Ci sono ancora quei miei titoli del Prestito...»

«Insomma, Lucilla, vuoi lasciar fare a me?»

«Non ti preoccupare, zia Lucilla» intervenne Iris. «George riuscirà a sistemare ogni cosa. In fin dei conti, non è la prima volta.»

«Oh, è passato tanto tempo dalla volta precedente» («Tre mesi» fece George.) «Non si è mai più rivolto a me da quando, poverino, è stato imbrogliato da quei furfanti della fattoria.»

George si asciugò i baffi col tovagliolo, si alzò, diede un colpetto incoraggiante sulla spalla della signora Drake e s'incamminò verso l'uscio.

«Su, allegra, Lucilla. Faccio telegrafare subito da Ruth.»

Iris lo seguì nel vestibolo.

«George, non ritieni opportuno rimandare il pranzo di questa sera? Zia Lucilla è sconvolta. Non sarebbe meglio restare a casa con lei?»

«No di certo!» Il viso di George si fece paonazzo. «Perché mai quell'imbroglione sfruttatore della malora dovrebbe scompigliare la nostra esistenza? Questi sono ricatti, autentici ricatti. Se potessi fare a modo mio, non riceverebbe un soldo.»

«Lucilla non acconsentirà mai.»

«Lucilla è una sciocca... lo è sempre stata. Se Victor si fosse sentito rispondere almeno una volta di arrangiarsi da solo, forse avrebbe cambiato strada. Comunque, non discutere, Iris. Cercherò di accomodare ogni cosa prima di sera affinché Lucilla possa andarsene a letto contenta. Se sarà necessario, la porteremo con noi.»

«Oh, no, detesta i ristoranti... e poi si addormenta, poverina, e il fumo nell'aria le fa venire l'asma.»

«Lo so. Non parlavo sul serio. Vai a tenerle compagnia, Iris. Dille che tutto si accomoderà.»

Poi uscì per la porta principale. Iris si volse per ritornare in sala da pranzo, ma in quel momento udì suonare il telefono e andò a rispondere.

«Pronto, chi parla?» Il viso della ragazza mutò di colpo. «Anthony?»

«Proprio io. Ho tentato di telefonarti ieri, ma non ci sono riuscito. Ti sei "lavorato" George?» «Come sarebbe a dire?»

«George ha insistito tanto perché accettassi l'invito al pranzo di questa sera.



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