Gli anni della persecuzione by Saul Friedländer

Gli anni della persecuzione by Saul Friedländer

autore:Saul Friedländer [Friedländer, Saul]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Garzanti
pubblicato: 2021-01-05T23:00:00+00:00


III

Il 29 settembre 1936, il segretario di Stato al Ministero degli Interni tedesco, Wilhelm Stuckart, convocò un’assemblea di alti funzionari del proprio ufficio, del Ministero dell’Economia e dell’Ufficio del sostituto del Führer al fine di preparare le raccomandazioni per una riunione di ministri vertente sui provvedimenti da prendere a proposito degli ebrei in questa fase post-Norimberga. Considerando che l’Ufficio del sostituto del Führer incarnava la linea ufficiale del partito, il Ministero degli Interni (benché diretto dal nazista Wilhelm Frick) rappresentava spesso posizioni a metà strada tra il partito e la burocrazia statale conservatrice, e il Ministero dell’Economia (ancora diretto da Schacht) era marcatamente conservatore, è significativo che in questa riunione i più alti funzionari dei tre organismi vennero a trovarsi completamente d’accordo.

Tutti i presenti riconobbero che l’obiettivo principale fosse ora la «emigrazione totale» degli ebrei, e che quindi tutti i provvedimenti da prendere dovessero perseguire questo scopo. Riasserito questo presupposto, Stuckart aggiunse una frase che avrebbe presto trovato tragica conferma nei fatti: «In ultima analisi, bisogna prendere in considerazione l’idea di un’emigrazione coatta».44

Gran parte della discussione fu incentrata sui dilemmi che avrebbero tormentato le scelte tedesche fino all’autunno del 1938. Innanzitutto, quanta libertà d’azione in campo sociale ed economico bisognava lasciare agli ebrei del Reich in modo da impedire che diventassero un peso per lo Stato senza tuttavia indebolire l’incentivo a emigrare. In secondo luogo, verso quali paesi bisognava convogliare l’emigrazione ebraica senza favorire con ciò la creazione di nuovi centri di attività antitedesca. I partecipanti concordarono che tutte le opzioni riguardo l’emigrazione dovessero restare aperte, ma che lo Stato tedesco dovesse intervenire solo per promuovere l’emigrazione in Palestina. In risposta alla questione se la stampa non stesse frenando l’emigrazione ebraica in Palestina con i loro resoconti sul fermento arabo antisemita lì in atto, il direttore ministeriale Walther Sommer (dell’Ufficio del sostituto del Führer) chiarì che «non si possono biasimare le altre nazioni che tentano di difendersi dagli ebrei», e che quindi non occorresse adottare alcun provvedimento riguardo ai resoconti giornalistici.45 Non fu presa nessuna decisione neanche a proposito del problema di contrassegnare i negozi ebraici.46

La conferenza di settembre 1936 fu la prima riunione ad alto livello incentrata sullo studio delle future misure antiebraiche del regime in cui fu esplicitamente formulata la priorità dell’emigrazione totale (emigrazione coatta, vale a dire espulsione, se necessario). Prima dell’approvazione delle leggi di Norimberga, l’obiettivo principale era stato la segregazione, e fu solo nel settembre del 1935 che Hitler, nella sua dichiarazione a Walter Gross, menzionò una «emigrazione più vigorosa» degli ebrei dalla Germania come uno dei suoi nuovi obiettivi. Ad un certo momento, quindi, tra la fine del 1935 e l’inizio del 1936, le ancora esitanti formulazioni di Hitler divennero una precisa linea di indirizzo per tutte le organizzazioni di Stato e di partito. La spinta verso nuovi obiettivi coincise, come si è visto, con la nuova radicalizzazione in atto sia all’interno che nei domini esterni.

Contemporaneamente, il processo di «pulizia» procedeva inesorabilmente. Le iniziative più importanti promanavano direttamente da Hitler; tuttavia, quando i ministri



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