Gli ultimi giorni della Comune. In diretta dalle barricate di Parigi, la cronaca dell'insurrezione che ha cambiato per sempre il volto dell'Europa by Prosper-Olivier Lissagaray

Gli ultimi giorni della Comune. In diretta dalle barricate di Parigi, la cronaca dell'insurrezione che ha cambiato per sempre il volto dell'Europa by Prosper-Olivier Lissagaray

autore:Prosper-Olivier Lissagaray [Lissagaray, Prosper-Olivier]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: History, Europe, General, Revolutionary, Modern
ISBN: 9788867180127
Google: ZOJ0kQEACAAJ
editore: Red Star Press
pubblicato: 2013-10-15T09:17:10+00:00


Tutto fu finito

Per terminare il racconto delle operazioni militari dobbiamo ricordare l’occupazione del forte di Vincennes. Essa ebbe luogo il lunedì 29.

Alle otto del mattino il comandante del 48° della guardia nazionale, un battaglione refrattario alla Comune, passava davanti al forte, quando intese un colpo di arma da fuoco. Poco dopo incontrò il capitano aiutante maggiore B..., del 99°, che gli disse: «Merlet si è ucciso». Merlet, incaricato generale per il genio e l’artiglieria, ex impiegato del genio a Metz, era un repubblicano sincero, capace, energico e ben risoluto a fare saltare il forte piuttosto che consegnarlo. «Siete voi che l’avete ucciso?» chiese il comandante. «No – rispose B... – venitelo a vedere». E condusse il suo interlocutore nella camera dove Merlet giaceva a terra. La pallottola era entrata dalla guancia ed era uscita dalla tempia. B... riconobbe di aver solamente disperso gli elementi della pila elettrica con la quale Merlet si disponeva a far saltare il forte.

Un colonnello di stato maggiore versagliese era venuto il giorno prima a proporre la capitolazione, ma non si era potuto raggiungere l’accordo. Tuttavia l’indomani, lunedì, il generale Vinoy mandò a impossessarsi del forte soltanto duecento fantaccini, l’atteggiamento dei quali, fra parentesi, non era troppo rassicurante. Il loro comandante dichiarava apertamente che era una follia pretendere di attaccare una simile posizione con un pugno d’uomini.

Ma ogni resistenza era impossibile o per lo meno limitata a un brevissimo tempo. L’opinione generale era che ci si dovesse arrendere e il comandante Faltot dovette subirla. Era un valoroso ufficiale che aveva versato il suo sangue in Polonia e con Garibaldi. Arrestato dalla Comune in seguito a una di quelle stupide denunce che così facilmente venivano accolte, non aveva serbato alcun rancore e, pur potendo scappare dal forte, rispose «che l’onore gli vietava di abbandonare i suoi compagni d’arme». Egli consentì solamente a far mettere al sicuro i suoi figli.

Alle tre le porte si aprirono. I duecento Versagliesi entrarono a tamburo battente. I federati in numero di quattrocento, con le armi raccolte in fasci, erano andati a schierarsi in fondo al cortile in attesa della loro sorte. Nove dei loro ufficiali furono presi e imprigionati a parte. B... non fu di questi.

La notte, alle tre, nei fossati, a cento metri dal luogo dove cadde il duca d’Enghien, questi nove ufficiali furono messi in presenza del plotone d’esecuzione. Uno di essi, il colonnello Delorme, arrivato ai piedi della scala che conduceva ai fossati, si volse verso il Versagliese che comandava il plotone e gli disse: «Sentitemi il polso e constatate se ho paura».

La fierezza del suo comportamento colpì vivamente i soldati. L’ufficiale versagliese voltò indietro lo sguardo di fronte a un coraggio così calmo. Quelli che non hanno mai combattuto per il popolo non comprenderanno mai come sia facile e dolce morire per esso.



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