Dal mostro al principe by Andrea Carandini Paolo Carafa

Dal mostro al principe by Andrea Carandini Paolo Carafa

autore:Andrea Carandini, Paolo Carafa
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia e Società
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2021-03-15T00:00:00+00:00


4. Pales, dea pre-urbana

Nell’insediamento proto-urbano sul sito di Roma, il Palatino era articolato in due settori o montes: Palatium e Germalus. Il Palatium ospitava il culto forse più importante dell’intero abitato. Infatti, l’11 dicembre su questo mons si celebrava il primo sacrificio di una festa chiamata Septimontium e che, secondo gli antichi, celebrava la nascita dell’abitato stesso. Questo sacrificio era detto Palatuar ed era celebrato in favore del mons stesso (unico con la Velia tra tutti i luoghi dell’abitato a beneficiare di un sacrificio), inteso come sede di rioni e relativi gruppi di abitanti. Al Germalus, invece, era connesso un culto diverso, dedicato non al mons e al suo rione ma a Pales, divinità di origine assai remota (Wissowa 1912, pp. 165-166; tutte le fonti letterarie su Pales sono raccolte in ThesCRA, voll. I-III, V, VII-VIII).

Pales era una figura divina il cui genere, a Roma, poteva essere espresso sia al femminile sia al maschile. Tale indeterminatezza rappresenta di per sé un motivo di notevole antichità, poiché male si adatta a una compiuta definizione antropomorfa delle divinità. Della sua versione maschile non sappiamo nulla, se non che presso gli Etruschi era considerato uno dei figli di Giove. Gli stessi Etruschi annoveravano Pales femmina – insieme a Cerere e Fortuna – tra gli dèi Penates, divinità domestiche protettrici, connesse a una cavità (penus, penetrale). Di Pales femminile, a Roma, se ne veneravano due ed entrambe erano divinità pastorali, anche se Cicerone definiva Pales «dea dei campi o dei pastori» (dea agrorum seu pastorum) e altre tradizioni antiche la identificavano con Vesta o con la Madre degli dèi oppure con Rhea Silvia, la madre dei gemelli Remo e Romolo (vedi cap. I.16).

La prima Pales, connessa alle greggi, era festeggiata il 21 aprile. La seconda, connessa agli armenti e al bestiame di taglia maggiore, era festeggiata il 7 luglio. Le festa di aprile è segnata a lettere grandi nei calendari romani, a indicare ch’essa sicuramente faceva parte del più antico ciclo festivo della città, precedente la seconda età regia.

Riguardo la prima festa – Parilia o Palilia – abbiamo molte informazioni. Nei calendari romani tra la fine del I secolo a.C. e l’inizio del I secolo d.C., questo giorno è definito «capodanno dei pastori» (an[nus pastoricius incipit] o principium an[ni pastoricii]). Il calendario della prima città, articolato in soli dieci mesi e databile all’VIII secolo a.C., fissava invece l’inizio dell’anno al primo giorno di marzo. Pertanto, il capodanno dei pastori – e con esso la dea cui la festa era dedicata – deve risalire all’età proto-urbana, se non precedente. In questo giorno si celebrava il parto degli ovini e un rito di purificazione di greggi, ovili e uomini. La purificazione avveniva con aspersioni di acqua tramite rami di alloro e con suffumigi (suffimina), cioè spargendo fumo ottenuto bruciando una speciale mistura preparata dalle Vestali; per essa si usavano le ceneri del sangue di un cavallo mutilato (equus curtus), che aveva tirato la triga vincitrice di una corsa rituale che si svolgeva il 15 ottobre in Campo Marzio, in una festa nota come October Equus (il cavallo di ottobre).



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