La civiltà maya by Thompson J. Eric S

La civiltà maya by Thompson J. Eric S

autore:Thompson J. Eric S.
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-03-04T16:00:00+00:00


La filosofia del tempo

Finché il discorso verteva sulla generalità dei temi morali, i grandi saggi ateniesi non si sarebbero sentiti fuori posto in un consesso di sacerdoti e di capi maya; ma si sarebbero trovati in difficoltà se la conversazione si fosse spostata verso il tema del tempo nei suoi aspetti filosofici (e matematici). E come gli Ateniesi, così i saggi di qualunque altro paese e periodo civile della storia. Nessun'altra civiltà ha mai dedicato al tempo un interesse così intenso; e anzi nessun'altra civiltà ha prodotto una specifica concezione di un tema, parrebbe, così poco popolare.

Il tempo è stato, nei secoli, il tema di una quantità di similitudini e metafore. Da noi il suo simbolo più comune è quello del padre tempo con la falce. Esso ci rammenta la brevità del nostro passaggio sulla terra, ma non ci aiuta a formarci un'idea della durata indefinita. E' già più significativa l'immagine di Isaac Watts che paragona il tempo ad un fiume che scorre senza fine; ma l'idea viene rimpicciolita fino alla misura dei nostri casi individuali quando Watts gli attribuisce di trascinare i suoi figli nella sua corrente. Simili metafore indicano qual è la posizione della nostra civiltà di fronte al tempo: essa non lo investe sul piano astratto ma, piuttosto, nei suoi effetti sul nostro caso individuale: quasi che noi, signori del creato per autoinvestitura, ci offendessimo di doverci inchinare al passaggio degli anni.

Per i Maya il tempo era l'oggetto di un interesse divorante. Ogni loro stele ed altare aveva lo scopo di indicare il flusso del tempo, di celebrare la chiusa di un periodo. Come se noi innalzassimo un monumento ogni cinque o dieci anni scrivendovi: domenica 31 dicembre 1950, sabato 31 dicembre 1960, e così via, - aggiungendo delle informazioni sull'età della luna e sugli dei che regnano in quel [p. 173] momento. Un tempo si credeva che i monumenti geroglifici maya (finora se ne sono trovati un po' più di mille) parlassero tutti esclusivamente del tempo, delle posizioni della luna e di Venere, del calendario, e di divinità e riti connessi col tempo, ma ora abbiamo prove che vi venivano registrati anche eventi storici. I tre manoscritti geroglifici che sono sopravvissuti consistono per gran parte in tavole divinatorie basate sull'aspetto presentato dagli dèi dei singoli giorni, che possono essere favorevoli o sfavorevoli alla semina o alla caccia. Parte di questi testi riguarda questioni astronomiche, ma anche queste riferite agli dei degli astri.

Anche nel Vecchio Mondo esiste un'influenza degli dei e dei pianeti sui giorni della settimana: tant'è vero che diciamo «lunedì», «martedì», «mercoledì», «giovedì», «venerdì», e per gli inglesi il sabato è il giorno di saturno e la domenica è quello del sole. Per i Maya i giorni non erano in rapporto con gli dei, ma erano dei; e lo sono tuttora per gli abitanti di remoti villaggi di montagna nel Guatemala dove vige ancora il calendario degli antichi Maya. O per la precisione ogni giorno è una coppia di dei, perché ogni giorno ha una combinazione numero+nome: come 1 Ik, 5 Imix, 13 Ahau - e il numero è un dio e il nome un altro.



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