La guerra degli dei. La notte del serpente (Italian Edition) by Graham Hancock

La guerra degli dei. La notte del serpente (Italian Edition) by Graham Hancock

autore:Graham Hancock [Hancock, Graham]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton editori
pubblicato: 2018-01-28T23:00:00+00:00


Capitolo quindici

Venerdì 20 maggio 1520 – giovedì 26 maggio 1520

Alvarado si svegliò il mattino di venerdì 20 maggio ancora furioso per le misure estreme alle quali era dovuto ricorrere e per il pretesto che aveva dovuto addurre. Avrebbe volentieri fatto a meno di chiedere qualunque favore a quel bastardo di Montezuma, ma in effetti le circostanze erano tali per cui ben presto forse sarebbe stato costretto a farlo. Ecco la ragione per cui il giorno prima, 19 maggio, aveva liberato il Grande Supremo dal luogo dov’era imprigionato e gli aveva permesso di ritornare nei suoi agiati appartamenti. «Sarebbe saggio che venisse informato, dalla sua stessa gente, di quel che è accaduto», aveva suggerito il sergente maggiore Manusco, «cosicché possa comprendere appieno ciò di cui siamo capaci». Gli era sembrato un buon consiglio, così Alvarado aveva acconsentito che venisse presentato a Montezuma il racconto degli avvenimenti di Toxcatl, racconto che era stato preparato dagli scribi del tempio, sebbene la traduzione che in precedenza ne aveva fatto Aguilar avesse rivelato – come era prevedibile – che il racconto dipingeva i mexica come vittime innocenti e non diceva nulla a proposito di come si fossero essi stessi preparati ad attaccare e a sterminare gli spagnoli.

Il racconto, comunque, proprio come aveva immaginato Manusco, confermava, descritta in modo vivido, la facilità con cui un minuscolo gruppo di spagnoli determinati avesse massacrato una moltitudine di guerrieri; Alvarado non stava esagerando quando aveva detto a Montezuma che erano stati uccisi più di seimila uomini. Voleva che il capo dei mexica afferrasse il significato di un tale dato di fatto, e ne restasse colpito e fortemente scombussolato – e arrivasse alla conclusione che gli spagnoli non erano comuni mortali. Erano tuele. Erano dèi. Indipendentemente da quanto gli avversari fossero stati numerosi, indipendentemente da quanto fossero stati supportati nel corso dei violenti combattimenti, gli spagnoli si erano mostrati in grado di distruggere qualunque forza si fosse scagliata contro di loro.

Dopotutto, e Alvarado ne andava molto fiero, i suoi uomini nella piazza quel giorno, anche se a onor del vero erano stati aiutati dai tlascaliani, erano soltanto sessanta, ma avevano ucciso più di seimila uomini – con una media di cento uomini uccisi da ogni soldato. Di sicuro nemmeno Montezuma era così ottuso da non saper calcolare le proporzioni! E di sicuro dovevano esserci dei capitani tra i reggimenti oltre le mura che avevano visto quanto era successo nella piazza e che avevano capito che ci sarebbe stata un’altra carneficina nel caso in cui gli spagnoli all’interno della loro fortezza si fossero trovati veramente in seria difficoltà.

Perché fino a quel momento, sebbene ci fossero stati dei momenti difficili, Alvarado non avrebbe definito gli attacchi al palazzo come veramente seri. Si era trattato di assalti coraggiosi ma disorganizzati di soldati urlanti che a centinaia, a volte a migliaia, si erano lanciati tutti contemporaneamente contro i cannoni ed erano stati fatti a pezzi, e nonostante tutto, proprio perché scarsamente organizzati e mal supportati, quei soldati non erano riusciti a sopraffare i difensori di Alvarado che pure erano in numero molto inferiore.



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