Impronte degli dei by Graham Hancock

Impronte degli dei by Graham Hancock

autore:Graham Hancock [Hancock, Graham]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: ebook
editore: Corbaccio
pubblicato: 2014-01-08T23:00:00+00:00


Una panoramica

Alle sette del mattino Santha e io ci eravamo addentrati di un bel tratto nel deserto che si stendeva a sud-ovest delle piramidi di Giza e ci eravamo accomodati al riparo di un’enorme duna che offriva un panorama ininterrotto dell’intera località.

La data, il 16 marzo, precedeva di pochi giorni l’equinozio di primavera, uno dei due momenti dell’anno in cui il sole sorgeva esattamente all’est vero, in qualsiasi punto del mondo ci si trovasse. Scandendo i giorni come l’ago di un gigantesco metronomo, quella mattina aveva tagliato in due l’orizzonte in un punto a un pelo a sud dell’est vero ed era già arrivato abbastanza in alto da dileguare le nebbie del Nilo che aderivano come un sudario a gran parte di città del Cairo.

Khufu, Khafre, Menkaure... Cheope, Chefren, Micerino. Comunque li si chiamasse, con i loro nomi egizi oppure con quelli greci, restava il fatto indubitabile che i tre famosi faraoni della quarta dinastia erano stati commemorati dai più splendidi, solenni, magnifici ed enormi monumenti mai visti sulla faccia della terra. Inoltre, era chiaro che quei faraoni dovevano essere davvero intimamente associati ai monumenti, non solo per via della tradizione orale tramandata da Erodoto (che sicuramente aveva qualche fondamento nella realtà) ma anche perché iscrizioni e riferimenti a Cheope, Chefren e Micerino erano stati trovati in quantità discrete, fuori delle tre piramidi maggiori, in diverse parti della necropoli di Giza. Questi ritrovamenti erano stati fatti tanto all’interno quanto all’esterno delle sei piramidi minori, di cui tre erano situate a est della Grande Piramide e le altre tre a sud di quella di Micerino.

Poiché gran parte di queste testimonianze esterne era ambigua e incerta, mi riusciva difficile capire perché gli egittologi fossero felici di continuare a citarle a conferma della teoria delle «tombe e soltanto tombe».

Il problema era che quelle stesse prove potevano suffragare – come altrettanto valide – numerose interpretazioni diverse e contraddittorie. Per dare solo un esempio, l’«intima associazione» rilevata fra le tre grandi piramidi e i tre faraoni della quarta dinastia poteva benissimo essere nata perché questi faraoni avevano costruito le piramidi come le proprie tombe. Ma poteva anche aver avuto origine se i giganteschi monumenti dell’altopiano di Giza esistevano già da molto tempo prima dell’alba della civiltà storica conosciuta come l’Egitto dinastico. In tal caso, bastava immaginare che Cheope, Chefren e Micerino fossero arrivati al momento opportuno e avessero eretto alcuni degli edifici secondari intorno alle tre piramidi più antiche, cosa che avrebbero avuto tutte le ragioni per fare perché in questo modo si sarebbero potuti conquistare il grande prestigio dei monumenti originari anonimi (e quasi sicuramente ne sarebbero stati considerati i costruttori dalla posterità).

C’erano anche altre possibilità. Tuttavia, il punto era che le prove addotte per stabilire esattamente chi avesse costruito quale delle grandi piramidi, quando e a quale scopo, erano di gran lunga troppo inconsistenti per giustificare il dogmatismo della teoria ortodossa delle «tombe e soltanto tombe». In tutta sincerità, non era chiaro chi avesse costruito le piramidi. Non era chiaro in che epoca fossero state costruite.



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