Il pendolo di Foucault (Italian Edition) by Umberto Eco

Il pendolo di Foucault (Italian Edition) by Umberto Eco

autore:Umberto Eco [Eco, Umberto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2018-11-21T23:00:00+00:00


54.

Il principe delle tenebre è un galantuomo.

(William Shakespeare, King Lear, III, IV, 140)

Eravamo in autunno. Una mattina andai in via Marchese Gualdi, perché dovevo chiedere al signor Garamond l’autorizzazione per ordinare all’estero dei fotocolor. Scorsi Agliè nell’ufficio della signora Grazia, chino sullo schedario autori della Manuzio. Non lo disturbai, perché ero in ritardo all’appuntamento.

Finita la nostra conversazione tecnica, chiesi a Garamond che cosa facesse Agliè in segreteria.

“Quello è un genio,” mi disse Garamond. “È un uomo di una sottigliezza, di una dottrina straordinaria. L’altra sera l’ho portato a cena con alcuni dei nostri autori e mi ha fatto fare un figurone. Che conversazione, che stile. Gentiluomo di vecchia razza, gran signore, se ne è perso lo stampo. Che erudizione, che cultura, dirò di più, che informazione. Ha raccontato aneddoti gustosissimi su personaggi di cent’anni fa, le giuro, come se li avesse conosciuti di persona. E sa che idea mi ha dato, tornando a casa? Lui al primo sguardo aveva subito fotografato i miei ospiti, ormai li conosceva meglio di me. Mi ha detto che non bisogna aspettare che gli autori per ‘Iside Svelata’ arrivino da soli. Fatica sprecata, e manoscritti da leggere, e poi non si sa se sono disposti a contribuire alle spese. Invece abbiamo una miniera da sfruttare: lo schedario di tutti gli autori Manuzio degli ultimi vent’anni! Capisce? Si scrive a questi nostri vecchi, gloriosi autori, o almeno a quelli che hanno acquistato anche le rimanenze, e gli si dice caro signore, lo sa che abbiamo iniziato una collana sapienziale e tradizionale di alta spiritualità? Un autore della sua finezza non vorrebbe provarsi a penetrare in questa terra incognita eccetera eccetera? Un genio, le dico. Credo che ci voglia tutti con lui domenica sera. Ci vuole condurre in un castello, una rocca, dirò di più, una splendida villa nel torinese. Pare che vi accadranno cose straordinarie, un rito, una celebrazione, un sabba, in cui qualcuno fabbricherà oro o argento vivo o qualcosa di simile. È tutto un mondo da scoprire, caro Casaubon, anche se lei sa che ho il massimo rispetto per quella scienza a cui lei si sta dedicando con tanta passione, e anzi sono molto, molto soddisfatto della sua collaborazione – lo so, c’è quel piccolo ritocco finanziario di cui mi aveva accennato, non me lo dimentico, a suo tempo ne parleremo. Agliè mi ha detto che ci sarà anche quella signora, quella bella signora – forse non bellissima, ma un tipo, ha qualcosa nello sguardo – quell’amica di Belbo, come si chiama...”

“Lorenza Pellegrini.”

“Credo. C’è qualcosa tra lei e il nostro Belbo, eh?”

“Penso siano buoni amici.”

“Ah! Così risponde un gentiluomo. Bravo Casaubon. Ma non era per curiosità, è che io per tutti voi mi sento come un padre e... glissons, à la guerre comme à la guerre... Addio caro.”

Avevamo davvero un appuntamento con Agliè, sulle colline del torinese, mi confermò Belbo. Doppio appuntamento. Prima parte della serata, una festa nel castello di un rosacrociano molto benestante, e dopo Agliè ci avrebbe portato a qualche chilometro



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