Grammatica della fantasia by Rodari Gianni

Grammatica della fantasia by Rodari Gianni

autore:Rodari Gianni
La lingua: ita
Format: epub, mobi, azw3
pubblicato: 2012-02-25T16:00:00+00:00


31. IL GIOCATTOLO COME PERSONAGGIO

Tra il mondo dei giocattoli e il mondo adulto c'è un rapporto meno chiaro di quanto possa sembrare a prima vista: da un lato, i giocattoli vi approdano «per caduta», dall'altro per conquista. Certe cose che nel mondo adulto hanno avuto un tempo grande importanza, accettano la riduzione a giocattoli, pur di non sparire, quando quel tempo viene a finire. Così l'arco e le frecce, avendo cessato di contare sui campi di battaglia, si sono acconciati a diventare strumenti di gioco. Le maschere, sotto i nostri occhi, stanno rinunciando a recitare il loro ruolo nel carnevale adulto, e diventano monopolio infantile. Furono oggetti sacri e rituali le bambole e la trottola, prima di accontentarsi di far giocare i bambini. Ma anche gli oggetti più banali possono scendere dal loro piedistallo quotidiano: una vecchia sveglia rotta, decaduta a giocattolo, potrebbe anche vivere l'avvenimento come una promozione. I bauli dimenticati in solaio e scoperti dai bambini e richiamati in vita, con i loro tesori sepolti, «cadono» o «salgono»

Per conquista infantile, invece, diventano giocattoli - in virtù di opportune metamorfosi - cose, animali e macchine. Diventano giochi le arti, i mestieri e le professioni. Certo, è l'industria del giocattolo a fabbricare trenini, automobiline, corredi per bambole e scatole del «piccolo chimico», in una incessante miniaturizzazione del mondo adulto che non trascura i mini-carriarmati e i mini-missili. Ma il bisogno del bambino di imitare l'adulto non è un'invenzione dell'industria, non è un'esigenza indotta: fa parte della sua volontà di crescere.

Il mondo dei giocattoli è dunque un mondo composito. Tale è anche l'atteggiamento del bambino verso il giocattolo. Da un lato egli obbedisce ai suoi suggerimenti, imparando a usarlo per il gioco cui è destinato, battendo tutti i sentieri che esso offre alla sua attività; da un altro lato, egli lo usa come mezzo per esprimersi, quasi incaricandolo di rappresentare i suoi drammi. Il giocattolo è il mondo che egli vuole conquistare e con il quale si misura (di qui l'impulso a smontarlo per vedere com'è fatto; o a distruggerlo); ma è anche una proiezione, un prolungamento della sua persona.

La bambina che gioca con le sue bambole e con il loro ormai ricchissimo corredo di vestiti, mobili, utensili, piattini, chicchere, elettrodomestici, case e villaggi in miniatura, ricapitola nel gioco tutte le sue conoscenze sulla vita domestica, si esercita a manipolare oggetti, a comporli e ricomporli, ad assegnare loro uno spazio e un ruolo; ma nello stesso tempo le bambole le servono per drammatizzare le sue proprie relazioni, eventualmente i suoi conflitti. Sgrida le bambole con le stesse parole con cui è stata sgridata dalla madre, per scaricare su di loro ogni senso di colpa. Le coccola e vezzeggia, per esprimere il suo bisogno di affetto. Può sceglierne una da amare ed odiare in modo tutto speciale, se essa impersona il fratellino di cui è gelosa. Questi giochi simbolici, come ha scritto il Piaget, costituiscono una «autentica attività del pensiero».

Spesso, mentre gioca, il bambino monologa con se stesso, raccontandosi il gioco, animando i giocattoli, o distaccandosi da loro per seguire gli echi di una parola, di un ricordo improvviso.



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