Grazia Deledda - L'Ospite by AN

Grazia Deledda - L'Ospite by AN

autore:AN [AN]
La lingua: eng
Format: epub
Tags: Letteratura Italiana
pubblicato: 2014-11-14T09:47:37+00:00


Così fu fatta la conoscenza.

Quando uscirono dall'acqua, il cuore di Jame batteva a martello, ed ogni cosa

gli girava attorno, così non seppe neppur rispondere una parola al fratello di

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lei che, sopraggiunto con molti altri sgridava la fanciulla per essersi

arrischiata sola, e ringraziava lui di averla salvata.

Da quel momento però Jame non si separò più da lei. La condusse a veder i

luoghi, una chiesa diroccata, ch'era stata distrutta per cercarvi un tesoro, e

una grotta, e le sorgenti vicine del fiume, per cui attraversarono dei luoghi

pericolosi, pieni di roccie e di vegetazioni selvaggie.

I piedini di Francesca scivolavano sempre, e due volte ella cadde, facendosi un

po' di male. Ma Jame l'aiutava sempre, dopo qualche timida esitazione. Arrossiva spesso, ma chiacchierava come un bimbo, dicendo sovente cose stupide e inutili.

E se Francesca rideva troppo in alto, egli si morsicava le labbra, domandandosi

se lei non lo prendeva per un fanciullo un po' matto.

Non avrebbe fatto meglio ad ammirarla di lontano? Tanto la sera ella sarebbe

partita e non si sarebbero forse riveduti mai più.

Intanto le ore gli sfuggivano rapidamente, ed egli, pur godendosele

intensamente, provava un'angoscia infinita al pensiero del domani.

Domani il mondo sarebbe vuoto per lui, e il ricordo dell'ieri avrebbe torturato

inesorabilmente il suo cuore.

A mezzo giorno intanto, Francesca ignorava ancora il nome del suo bizzarro

adoratore ed amico.

In quell'ora visitavano la grotta, oscura e profonda. Le fanciulle paesane, che

accompagnavano la signorina nelle sue escursioni, non vollero entrare nella

grotta, per paura dei pipistrelli che dicevano esser là dentro.

Così Francesca e Jame entrarono soli; l'ingresso era difficile, oscuro, ostruito da enormi caprifichi selvaggi.

Francesca dopo qualche passo si afferrò forte a Jame, e disse:

- Dio mio, anch'io ho tanta paura! C'è entrato altre volte lei?... Dica?...

- Non tema, non tema... - esclamò Jame come in mezzo del fiume. - Sì, ci sono

entrato tante volte... Ma ci dev'essere una torcia qui... aspetti che l'accendo.

- Oh, non mi lasci - diss'ella, paurosa come una bimba. - Oh, se l'avessi saputo avrei fatto venire Antonio o Carmine... Oh, zia Anghela, zia Anghela, - gridò

poi, - perché non venite?... Dio mio, Gesù mio, cosa m'è passato sopra la

testa?...

Era un pipistrello. Avanzavano sempre. Francesca aveva preso la mano di Jame e

gliela stringeva forte; se ella stessa fosse stata calma avrebbe sentito tremare quella mano, ma ella tremava di più, per la paura e il disgusto pieno di

ribrezzo che le causavano i pipistrelli.

- Come si chiama lei? - domandò, calmandosi alla luce della torcia, che

finalmente Jame aveva rinvenuto.

- Jame... Jame Cherchu.

- Ah, Jame Cherchu. Figlio di donna Francisca? Jame vuol dire Giacomo non è

vero? Ci viene molta gente a questa grotta?

- Sì... dicono esservi dei tesori.

- Che cosa stupida prendersi tanta fatica per venir qui! Non ci sono che dei

pipistrelli: che ribrezzo mi fanno! Avevo paura per questo, non per altro... -.

E rise d'aver tremato, mentre girava rapidamente intorno alla grotta.

Non c'era in realtà nulla di particolare, tranne una colonna nel centro, e

qualche stalattite splendente alla luce della torcia che Jame agitava in alto.

Ma ciò che a Jame sembrava meraviglioso, che mai aveva veduto dentro



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