Gulag: storia dei campi di concentramento sovietici by Anne Applebaum

Gulag: storia dei campi di concentramento sovietici by Anne Applebaum

autore:Anne Applebaum [Applebaum, Anne]
La lingua: ita
Format: mobi
editore: Mondadori
pubblicato: 2004-03-05T00:00:00+00:00


342 Gulag

In un primo momento inserirono la Volovic in una squadra di taglialegna, poi la mandarono a lavorare in una segheria. Di sera tornava a casa con una fascina di legna da ardere che consegnava alle infermiere del nido. A volte, in cambio, le consentivano di vedere la figlia fuori dagli orari di visita.

Vedevo le infermiere quando svegliavano i bambini la mattina. Li costringevano a uscire dai letti freddi a spintoni e calci... spingendo i bambini con i pugni e insultandoli in modo brutale, toglievano loro le camicie da notte e li lavavano con acqua gelida. I bambini non osavano nemmeno piangere. Tiravano su con il naso piano, come dei vecchi, e gemevano sommessamente.

Quei gemiti spaventosi provenivano dai lettini per giornate intere. Bambini ormai abbastanza grandi da stare seduti o da camminare a gattoni restavano supini con le ginocchia contratte sulla pancia, a emettere quegli strani suoni, simili al tubare soffocato dei piccioni.

Ogni infermiera aveva in carico diciassette bambini, riusciva a malapena a cambiarli e a dar loro da mangiare, perciò non era in grado di accudire come si deve.

L'infermiera portava dalla cucina una ciotola di semolino fumante, e la distribuiva nei piatti. Afferrava il bambino più vicino, gli bloccava le braccia sul dorso, lo legava con una tovaglia e cominciava a ingozzarlo di semolino bollente, un cucchiaio dopo l'altro, senza lasciargli il tempo per inghiottire, proprio come se stesse alimentando un tacchino.

A poco a poco, Eleonora cominciò a deperire:

A volte, quando andavo a trovarla, aveva dei lividi sul corpicino. Non dimenticherò mai come mi afferrava il collo con le mani ossute e piagnucolava: "Mamma, andiamo a casa!". Non aveva dimenticato il tugurio pieno di cimici dove aveva visto per la prima volta la luce del giorno, e dove stava sempre con sua madre ...

La piccola Eleonora, che all'epoca aveva quindici mesi, ben presto si rese conto che le sue preghiere di tornare "a casa" erano inutili. Smise di protendersi verso di me quando andavo a trovarla; si voltava dall'altra parte in silenzio. Nel suo ultimo giorno di vita, quando la presi in braccio (mi permettevano di allattarla) fissò gli occhi nel vuoto, poi cominciò a picchiarmi in faccia con i piccoli pugni, graffiandomi e mordendomi il seno. Quindi indicò il suo letto.

La sera, quando tornai con la mia fascina di legna, il suo lettino era vuoto. La trovai nuda all'obitorio tra i cadaveri dei prigionieri adulti. Aveva passato in questo mondo un anno e quattro mesi, e morì il 3 marzo 1944 .·· Ecco la storia di come, partorendo la mia unica figlia, ho commesso il crimine peggiore che esista.55

Negli archivi del Gulag si conservano fotografie di asili nido simili a quello descritto dalla Volovic. Un album di questo tipo ha la seguente introduzione:

i

Donne e bambini 343

II sole splende nella patria staliniana. Il paese è pieno d'amore per i dirigenti e i nostri splendidi bambini sono felici come i giovani di tutto il paese. Qui, in tetti grandi e caldi, dormono i nuovi cittadini del nostro paese. Dopo Cangiato dormono beati, e di certo fanno dei bei sogni.



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