Hotel Copenaghen by Gabriella Greison

Hotel Copenaghen by Gabriella Greison

autore:Gabriella Greison
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
Tags: Biografie e autobiografie
ISBN: 9788893815857
editore: Salani
pubblicato: 2018-03-14T23:00:00+00:00


Capitolo 14

IL FATTORE DEL BENEFATTORE

7 ottobre del 1985, mattina

COPENAGHEN, CIMITERO ASSISTENS KIRKEGÅRD

Settore Q, piazzola 6

DIARIO PERSONALE

Mi trovavo nei pressi del mausoleo della famiglia Bohr, al cimitero Assistens Kirkegård, settore Q, piazzola 6. L’entrata secondaria da Kapelvey permette di raggiungerlo in duecentottantacinque passi esatti, e ritrovarselo poi sulla sinistra. Da quasi un anno Margrethe Nørlund era seppellita lì, accanto a suo marito, Niels Bohr. Per l’esattezza, era morta il 21 dicembre del 1984, nella casa di cura per anziani Adelaïde, a Ordrup. Ricordo di aver letto tutti i necrologi che la riguardavano, il giorno seguente. Mia nonna mi diceva sempre che dai necrologi si capisce se una persona in vita ha amato oppure no. Per lei ce n’erano più di duecento.

Poco oltre c’erano le tombe di Ørsted, il cui busto troneggiava anche nella dimora di Carlsberg, e di Hans Christian Andersen, il mio scrittore preferito. Di fronte, oltre un cespuglio, c’era un’altra tomba, molto più piccola, modesta, discreta: un angelo inginocchiato in mezzo all’edera, che vegliava su una famiglia sconosciuta. A Niels Bohr piacevano gli angeli. Da lì ne poteva guardare uno tutto il giorno. Con Margrethe che, invece, guardava soltanto lui.

Verso le undici arrivarono alcuni studenti, dopo una mezz’ora furono raggiunti da un altro gruppetto. Si misero a semicerchio intorno alla tomba.

I ragazzi guardarono per alcuni minuti in silenzio il monumento di cinque metri che si ergeva in tutta la sua solennità contro il cielo, sormontato da una corona d’alloro e dalla statua di una civetta. Qualcuno fece un commento negativo, in effetti quell’enormità di cemento stonava un po’ in mezzo al resto delle tombe. Gli studenti avevano aperto due bottiglie di Dom Pérignon, pronte per essere bevute a canna dal gruppo intero. Era il giorno dell’anniversario più sentito nella scuola di Copenaghen: i cento anni dalla nascita di Niels Bohr. Per questo i ragazzi che studiavano fisica teorica al NBI erano venuti al cimitero. Tutti avevano un ricordo, un aneddoto, una storia, un fatto da raccontare agli altri. Era un gioco che facevano spesso: vinceva chi riusciva a tirare fuori più dettagli. Non importava se la volta precedente un altro del gruppo aveva raccontato la stessa storia, valeva il momento, il giorno in cui veniva raccontata. C’era chi si dilungava di più degli altri, chi interveniva soltanto con frasi sintetiche, chi invece non apriva bocca e si limitava ad ascoltare. Questo è il resoconto di quello che vidi e sentii quel giorno. Purtroppo non so i nomi dei ragazzi, a malapena mi ricordo il loro aspetto. Però ho preso nota di tutto quello che hanno detto.

«Io mi ricordo questa sua frase, che ripeteva sempre in classe dopo una lezione: se credete di aver capito la fisica quantistica, allora non avete capito niente!»

«Oppure questa: se non siete rimasti scioccati la prima volta che avete sentito parlare di fisica quantistica, allora non avete capito niente».

«Aveva sempre la battuta pronta! A scuola ci raccontano ogni giorno qualche particolare interessante della sua vita. Avrei proprio voluto conoscerlo!»

«Non avresti capito niente della fisica quantistica,



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