I Bambini Della Notte. Lacor. Una Storia Vera Di Guerra E Di Speranza Nell'Africa Equatoriale by Mariapia Bonanate & Francesco Bevilacqua

I Bambini Della Notte. Lacor. Una Storia Vera Di Guerra E Di Speranza Nell'Africa Equatoriale by Mariapia Bonanate & Francesco Bevilacqua

autore:Mariapia Bonanate & Francesco Bevilacqua [Bonanate, Mariapia & Bevilacqua, Francesco]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Social Science, Developing & Emerging Countries
ISBN: 9788865763995
Google: EvorBQAAQBAJ
Barnesnoble:
editore: Il Saggiatore
pubblicato: 2014-11-05T23:00:00+00:00


15

«Ho paura tanto!» scrive Lucille nel suo diario, dopo aver annotato che «hanno sparato all’autobus per Kampala: tre morti, fra cui la tutor [la direttrice della scuola infermieri]. Uno dei morti forse è il dottor Okidi, veterinario di Gulu.»

E pochi giorni prima: «Tutti i medici sono partiti e siamo rimasti noi due soli come ventotto anni fa. Ho fatto qualche operazione: tre cesarei, un bambino di quattro anni con un’invaginazione intestinale, un cancro al collo dell’utero. Ho messo tre ore per completare l’operazione, alla fine ero molto stanca, perché da quando abbiamo avuto i medici interni, dopo avere completato la fase principale, lasciavo a loro chiudere la parete addominale. Ma ora ho dovuto ricominciare a fare tutto da sola».

Dopo che l’ospedale, in due mesi era stato saccheggiato nove volte e alcuni membri del personale erano stati rapiti, Piero rivolge un appello pubblico. Avverte in modo deciso e perentorio che se non fossero cessati i saccheggi, tutto il personale, che aveva resistito fino ad allora, sempre più spaventato e stanco, avrebbe abbandonato il Lacor. La direzione avrebbe chiuso l’ospedale, e doveva essere chiaro a tutti che «ben difficilmente potrà nuovamente dedicare tempo e denaro per riaprirlo».

L’appello cade nel vuoto. Continuano i saccheggi, gli ambulatori sono assaliti ripetutamente, le medicine rubate. Vengono evacuati i centri periferici di Amuru, Pabbo e Opit, ormai semidistrutti. Questa volta Piero e Lucille decidono di chiudere l’ospedale. I cento studenti dei diversi corsi sono rimandati a casa, così come i medici. Rimangono soltanto il dottor Matthew Lukwiya, le suore italiane, qualche suora ugandese e una dozzina di infermiere.

Intanto, forse per prendere tempo, Piero e Lucille decidono di andare in vacanza per una settimana a Mombasa. Non hanno ancora disfatto le valigie, quando ricevono una telefonata dal Lacor: i ribelli, non trovando le medicine che cercavano, hanno portato via cinque infermiere e il dottor Matthew, che sostituiva Piero.

Rientrati subito a Gulu, Piero e Lucille iniziano a preparare un piano di evacuazione dell’ospedale, dove sono rimasti una sessantina di pazienti che non sono riusciti a scappare: i malati cronici e i tubercolotici, quelli affetti da Aids, i bambini malnutriti. Lucille, ormai convinta che non si può evitare di lasciare l’Uganda, dà via tutti i suoi vestiti, distribuisce quelli che aveva acquistato per il personale, riempie bauli e valigie di oggetti ai quali è affezionata, nell’eventualità di una partenza improvvisa. Piero strappa lettere e documenti, raccolti in ventisette anni, mentre scrive agli amici: «Mai ci è pesato di stare a Gulu come in questo tempo. La salute di Lucille è instabile, la situazione politico-militare non si sblocca».

In realtà, sanno nel loro intimo che non potranno mai lasciare il Lacor. Quando la popolazione si mobilita e manifesta nelle strade per chiederne la riapertura e si costituisce un comitato per la difesa dell’ospedale, quando gli stessi guerriglieri con una lettera ufficiale promettono di rispettarlo, riprendono coraggio e decidono di rimanere.

Mentre Piero e Lucille combattono la loro battaglia quotidiana per la sopravvivenza dell’ospedale, il tentativo del governo ugandese di eliminare definitivamente il Lord’s Resistance Army inasprisce lo scontro fra i ribelli e l’esercito governativo.



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