I dieci pomodori che hanno cambiato il mondo by William Alexander

I dieci pomodori che hanno cambiato il mondo by William Alexander

autore:William Alexander [Alexander, William]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Aboca
pubblicato: 2023-01-20T00:00:00+00:00


“Marco!”.

“Polo!”.

“Marco!”.

“Polo!”.

Il nome del grande viaggiatore oggi si sente risuonare soprattutto quando dei ragazzi si radunano in una piscina,4 ma quando ero ragazzino io, era un personaggio storico famoso per aver portato la pasta in Italia. La leggenda trae origine da quello che Marco Polo racconta nel famoso libro dei viaggi, in cui riferisce di avere trovato la pasta in Cina, aggiungendo che la si prendeva dagli alberi, il che probabilmente vuole solo dire che aveva pensato che la farina si ricavasse da qualche strano prodotto vegetale locale (come il frutto ricco di amido che cresce sulla palma di sago) oppure che, trovandosi in Cina, avesse anche scoperto i piaceri dell’oppio. Comunque stiano le cose, c’è da dire che, mentre i fedelissimi possono sempre attaccarsi a qualche straccio di notizia per continuare a credere alle care leggende del colonnello Johnson o della regina Margherita, la storia che gli italiani debbano la pasta ai cinesi e a Marco Polo è chiaramente fasulla, perché nel suo ritorno in patria, nel 1295, Polo comparò il tipo di tagliatelle che aveva mangiato in Cina… alle lasagne!

Eppure, in qualche modo un’intera generazione di americani, compreso chi scrive, è cresciuta convinta che i cinesi non solo avessero passato la pasta agli italiani, ma che ne avessero fornito anche il nome, almeno alla varietà più diffusa. Penso che questo si debba al film biografico romanzato del 1938, nel quale Gary Cooper, che ha il ruolo di Marco Polo (il veneziano, non quello del gioco in acqua Marco!Polo!), viene introdotto alla presenza e al consumo degli spaghetti.

La versione italiana della pasta, come quella di pizza e pomodori, è nata nei dintorni di Napoli, in parte per il fatto che gli stessi venti tiepidi e i cieli azzurri che avevano seccato i pomodori sui tetti piatti in terracotta erano ideali anche per asciugare la pasta, né troppo presto, né troppo lentamente, come si deve, insomma, per evitare un prodotto troppo rigido e fragile o un po’ ammuffito. C’è un detto: ‘I maccheroni si fanno con lo scirocco e si asciugano con la tramontana’. Questi due venti, meridionale il primo, settentrionale il secondo, sono fondamentali per il Mediterraneo e per la Campania. Soffiano per tutto l’anno, alternati alle brezze più asciutte che vengono giornalmente dal Vesuvio. Nel Quattrocento, la pasta fatta col durum, una varietà di grano ad alto contenuto proteico, coltivato localmente sin dall’epoca romana, era già apparsa come prodotto commerciale, sui mercati di quell’area e, nel giro dei due secoli successivi, il consumo si era talmente diffuso che intere cittadine del golfo di Napoli e della costiera Amalfitana si dedicavano a quell’attività industriale. Nel 1633 le esportazioni annuali di pasta erano arrivate a trentamila libbre, più di tredici tonnellate e mezzo.

Ma, per uno strano capriccio della storia, era stata l’eterna rivale dell’Italia, la Francia, a contribuire, indirettamente, alla trasformazione di Napoli in un gigantesco pastificio. Le crociate del XII e del XIII secolo portarono in Italia la produzione della seta e Napoli, una città in crescita, aperta ai mercati



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