I morti by Christian Kracht

I morti by Christian Kracht

autore:Christian Kracht [Kracht, Christian]
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2021-02-14T23:00:00+00:00


25

E poi Kracauer e Eisner (che, nota Nägeli ebbro, ha una meravigliosa bocca imbronciata) si lanciano insieme a Nägeli (dopo che finalmente, verso le tre e mezzo del mattino, hanno mollato Hugenberg, la sua scimmietta bionda Heinz e il golem Putzi all’hotel Adon) in una spericolata corsa in tassì, durante la quale però lo svizzero deve chiedere di fermare l’auto in tutta fretta, ai margini del Tiergarten. Fuori dalla vettura. Il cielo, che precipita scuro e senza stelle verso l’alto.

Nägeli si inginocchia su una gamba, vomita e vomita, appoggiato al parafango posteriore dell’auto nera, il viso contratto teatralmente e illuminato di lato dal faro giallo posteriore del tassì (come se d’un tratto recitasse lui stesso in uno di quei film tedeschi sovraesposti, realizzati con estremo manierismo e ormai un poco superati), poi il sollievo, si asciuga la bocca con il dorso della mano, risale in auto, Kracauer gli cinge amichevolmente e con cordialità le spalle e Lotte Eisner gli mette una bottiglietta di gocce Hoffmann sotto le alette nasali della sua esile anima svizzera.

E la scorribanda notturna prosegue attraverso le strade di Berlino, sotto la luce dei lampioni attenuata dall’ebbrezza, davanti a colossi d’acciaio svettanti, spuntati all’improvviso, a dozzine di prostitute truccate alla maniera dei clown, in pose conturbanti, lungo la strada, davanti a lustrascarpe, cacciatori di topi, mutilati di guerra. Camion carichi di giovani urlanti che corrono da una zuffa politica all’altra bruciano i semafori.

E sopra di loro scintilla più volte, come se girassero in tondo, la pubblicità al neon, verde come il veleno, della Philips che decanta i vantaggi dei pentodi.

Ne hai avuto di coraggio con quel Hugenberg, dice Nägeli a Eisner. E lei risponde: la verità è che ci restano forse ancora sei mesi di vita in Germania. Al massimo. Per questo è essenziale non rinnegare se stessi, non un minuto di più. Sì, questo vale anche per Nägeli, aggiunge Kracauer, un regista deve credere all’assoluta realtà del suo soggetto, sì, deve credere ai vampiri, ai fantasmi e ai miracoli. È solo così che può nascere presto la verità. Nägeli annuisce, ingoia il sapore acre del vomito, sì, i suoi nuovi amici hanno ragione.

Davanti, il tassista dice qualcosa di orribile in un dialetto berlinese vile e strascicato: la colpa di tutto questo pasticcio, di questa miseria è degli ebrei. Che li caccino pure tutti, che li mandino a Timbuktu, nel profondo della giungla più remota, lì si sentiranno a casa, quegli animali. Chi non vuole vivere da buon tedesco, dice, allora se ne deve andare con le buone o con le cattive, e si passa la mano sulla gola.

Nägeli sta per dargli uno schiaffo da dietro, Lotte gli trattiene il braccio, è meglio ignorare certe cose, ma poi Kracauer, che è seduto davanti, accanto all’autista, gli infila due dita negli occhi, l’uomo urla, toglie bruscamente le mani dal volante e se le porta al viso e così la Mercedes, priva di una guida, sbanda a sinistra, manca di poco un’auto che viaggia in senso opposto (il clacson



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