I partiti italiani by Piero Ignazi

I partiti italiani by Piero Ignazi

autore:Piero Ignazi [Ignazi, Piero ]
La lingua: ita
Format: epub, azw3
Tags: Storia, Farsi un'idea
editore: Il Mulino
pubblicato: 2010-04-14T16:00:00+00:00


L’illusione spadoliniana

La crisi di leadership è superata con il conferimento della segreteria a Giovanni Spadolini. La personalità e il prestigio personale di Spadolini consentono al Pri di mantenere aperti i rapporti con i ceti imprenditoriali, professionali e della cultura ai quali da anni il partito si riferisce.

Le prospettive repubblicane mutano radicalmente quando Spadolini forma, nel giugno 1981, il primo governo a guida non democristiana della repubblica. Nei 18 mesi del suo governo che inaugura la formula pentapartito (dai socialisti ai liberali), il Pri riesce a capitalizzare una quota di consensi che si ritroverà nelle urne alle elezioni del 1983: in quell’occasione il Pri raggiunge il suo massimo storico (5,1%), distanziando tanto il Psdi che il Pli. Il successo fa balenare alla leadership repubblicana la prospettiva di rappresentare un polo di attrazione nei confronti di quell’elettorato «centrale» che ha abbandonato massicciamente la Dc in quelle elezioni. Come afferma Spadolini nel consiglio nazionale del 9-10 settembre 1983, «La fase del Pri “coscienza critica” del sistema [...] è terminata. Oggi il nuovo peso elettorale, il nuovo disegno strategico, il nuovo rapporto tra forze laiche e forze cattoliche [...] ci attribuiscono una funzione più ampia, di guida politica e non più soltanto di coscienza critica».

In effetti il Pri da tempo non enfatizza più, come nei decenni precedenti, la sua collocazione nella sinistra ma preferisce glissare su questo aspetto e sottolineare piuttosto le sue caratteristiche di competenza, serietà, affidabilità, onestà. In altre parole, il Pri si candida a essere «il partito leader della democrazia laica italiana». Il Pri punta a giocare in proprio un ruolo centrale, non più a fare da cerniera o da «grillo parlante». Il tentativo è corroborato da un notevole irrobustimento organizzativo (le sezioni sono raddoppiate rispetto a vent’anni prima – da 987 a 1.981 – così come gli iscritti che raggiungono quasi quota centomila) e da un forte rinnovamento nei quadri dirigenti (nel 1983 entrano in direzione 16 nuovi eletti su 47 membri). Il proposito spadoliniano di rappresentare i «ceti emergenti» stride tuttavia con la accentuata meridionalizzazione della forza organizzata del partito: il 60% degli iscritti e il 50% delle sezioni sono infatti nella zona meridionale. Il partito ha ormai perso la sua connotazione specificamente localista: nel 1964, prima della scissione di Pacciardi, il 33% degli iscritti era emiliano-romagnolo mentre nel 1983 il loro peso è passato al 13,5% di fronte a un 23,5% di iscritti siciliani.

L’ambizione, mai carente tra i repubblicani, è costretta però a fare i conti con la concorrenza inedita del Psi. L’ascesa di Craxi e la sua lunga permanenza alla Presidenza del consiglio, dal 1983 al 1987, e la contemporanea rivitalizzazione democristiana sotto la guida di De Mita, sottraggono al Pri quel ruolo di possibile referente centrale dello schieramento politico per fasce più ampie di elettorato. I tentativi per smarcarsi dalla tenaglia socialista e democristiana non sortiscono effetti, anzi in alcune occasioni si rivelano controproducenti come nel caso del contrasto tra la posizione filoamericana di Spadolini, ministro degli Esteri, e quella «nazionale» di Craxi nella crisi di Sigonella.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.