Manifesto per la soppressione dei partiti politici by Simone WEIL

Manifesto per la soppressione dei partiti politici by Simone WEIL

autore:Simone WEIL
La lingua: ita
Format: azw3, mobi
editore: CASTELVECCHI
pubblicato: 2012-05-01T22:00:00+00:00


Simone Weil

di Alain

Avendo letto il celebre articolo di Simone Weil sulla necessità di sopprimere i partiti politici, sono giunto a quest’idea: che abbiamo doveri solamente nei confronti dei morti. Quanto ai vivi, se si sbagliano o meno è affar loro, e che se la cavino come possono. Ma i morti sono terribilmente abbandonati. Di un vivo quasi non si osa esaminare il pensiero. Perché come reagirà costui ai suoi pensieri emendati? Il morto, lui, non apre bocca. Questa è la sua forza, e questo è il nostro obbligo verso di lui.

Ho conosciuto molto bene Simone Weil. L’ho giudicata superiore a quelli della sua generazione, molto superiore. Ho letto certi suoi commenti a Spinoza che oltrepassavano tutto quello che era già stato scritto. Quando entrò in politica, nei partiti appunto, di cui si parla qui, mi attesi molto da lei. Molto? La soluzione, semplicemente. Non presagii nulla di quello che sarebbe successo, per me fu una specie di miracolo. Che una mente di prim’ordine, e donna, rassegnasse immediatamente le proprie dimissioni era qualcosa che smentiva qualunque mia previsione.

A dire il vero, qualcosa rimaneva, ma sotto forma di azioni isolate, di aneddoti: un ruolo di agitatrice silenziosa. La promessa era niente meno che quella di una nuova Rosa Luxemburg. Bisognava vedere. E io vidi che c’era soltanto del negativo, ma vidi anche esperienze forti: entrava in fabbrica, con l’obiettivo di scoprire che cosa fosse il lavoro. Lo seppe rapidamente: ebbe come primo incarico quello di incollare etichette. Facile, in apparenza. Dopo otto giorni, erano sopraggiunte la febbre e la malattia: ecco quel che io definisco avvicinarsi al reale.

Mi limito a questo compendio di una vita dedicata al sapere diretto e alla lotta per i deboli e i poveri. Pensavo che una tale inchiesta avrebbe dovuto produrre qualche pensiero. Ma dove sono questi pensieri? Ne La pesanteur et la grâce{5}, trovai poche cose, quello che prometteva un titolo volgare e che probabilmente non era suo. L’enracinement{6} diceva di più. Tracciava un metodo di pensiero fondato sull’esperienza politica. Penso che questo lavoro non sia stato inutile per nessuno. Seguì un silenzio. Ed ecco qui un articolo pieno di fuoco, che sembra scritto con il piccone dello sterratore. Di superba disinvoltura. Non potei limitarmi a quel che i lettori potevano pensarne. Per dirla tutta, vi trovavo un clima e come un ricordo di me stesso. Non ebbi nemmeno per un istante l’idea che fosse un pensiero astratto, e che, come mi dice il sindacato, chiedesse a tutti noi la Luna. Ne convengo, l’apparenza è questa, ed è l’apparenza ciò che guida i nostri pensieri. Ma attenzione qui! C’è un male nella nostra esistenza politica. Un male o piuttosto un vuoto, un invincibile nulla. Non sarà magari il partito, questo nulla? ,

Bisogna ascoltare questo spirito superiore, così alto, così distante da tutto, così vicino a una sorta di santità che ha tanto battuto sull’idea di partito, da obbligarmi a seguirlo. Tutte quelle idee le avevo già, solamente erano senza potenza, come accade quando non si combatte, come dice Cartesio, con tutte le proprie forze.



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