Non invano by Giovanni Lindo Ferretti

Non invano by Giovanni Lindo Ferretti

autore:Giovanni Lindo Ferretti
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2020-03-31T12:00:00+00:00


perdonanza

Pista stagionale di cacciatori preistorici. Orme di animali e tracce di uomini, passo su passo. Liguri, Apuani, Etruschi, Celti. Strada militare romana, strada imperiale, variante di valico della via francigena, strada ducale di Toschi e Lombardi poi strada Modenese, trafficata a soma.

Trapasso tra il piano padano e il mare.

Il luogo, per una volta, è il tempo

freme il gran faggio, le radici esposte

mosso da brezza sotto sole cocente

custode delle cronache e testimone

– arriveranno? –

sommesso parlottare scalpicciante

– stanno arrivando! –

È il suono della zampogna ad allertare chi attende. Il giorno è fitto di presenze, molti i convocati in cielo, numerazione su numerazione: tutti presenti. I morti non deludono, e l’unica democrazia che non divora se stessa è quella che ne fa, con i non ancora nati, sue fondamenta. Poi servono santi ed eroi e non è mai abbastanza. Qui sulla terra, la nostra terra, tutto è sospeso tra bellezza di forme e desolata sostanza. Si potrebbe piangere per lo sciupio, lo strazio a cui ci stiamo costringendo e il goffo sciatto proponimento di riqualificare e valorizzare con cui ci riempiamo la bocca. Abbiamo distrutto un patrimonio, disprezzato e incompreso, dobbiamo patirne mancanza.

Ma oggi è giorno di festa, San Giovanni Battista, dopo anni di progressivo abbandono la Santa Messa è affollata, qualcuno anche sul sagrato. All’uscita ci avviamo sfilacciati ma composti verso la maestà al cui cospetto avverrà l’incontro tra due paesi che furono rigogliosi ed orgogliosi, prossimi e nemici, Cerreto Alpi e Sassalbo, in perdonanza.

Un incontro che sarà ripetuto per la festa di San Michele, sempre sull’antica strada, sempre al cospetto di una maestà, a Sassalbo. Che il cielo ci aiuti.

Ci ritroviamo tra le nostre montagne, immersi nella creazione, cielo, bosco, vento, gli uni fronte agli altri, i bimbi davanti con i gigli in mano, la statua di San Michele e lo stendardo di San Giovanni, commossi dal profondo, un luccichio negli occhi. Esposti al tempo.

Sfoltire i pensieri, scorticare le parole, sforbiciare i gesti: tutto quello che serve è la benedizione impartita dal sacerdote, poche parole le stesse di sempre ad insegnare, ammonire, consolare:

– che c’è il male e il bene sia con noi – Amen.

Semplice come un sorriso, corposo, schietto come una stretta di mano avvezza a guadagnare il pane, gradito il companatico, un bicchiere di vino.

Una processione cadenzata sui canti tradizionali, Salve Regina e litanie, Mira il tuo popolo, Nome dolcissimo, O del cielo gran Regina, Dell’aurora tu sorgi più bella, all’arrivo in paese le campane slegate a festa e le case, sasso su sasso, a far cassa armonica d’arenaria amplificando la potenza, la commozione:

Inni e canti sciogliamo o fedeli…

per i miseri implora perdono, per i deboli implora pietà.

Sì, stiamo cantando di noi. La chiesa che veglia sull’abitato, lo sostiene e lo protegge, ci accoglie.

Poi al suono della zampogna ci avviamo all’apparecchiata, in piazza, tavoli colmi di cibo portato da ognuno e buon vino. Si sta preparando polenta e salsicce sembrando giusto e lodevole il proponimento – nessuno a servire – ma troppo idealistico e poco ospitale. Servire per scelta è un onore.



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