I più non ritornano by Eugenio Corti

autore:Eugenio Corti
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biaografia
ISBN: 8842515590
editore: Mursia
pubblicato: 1995-12-31T16:00:00+00:00

18

Lasciata Sceptukovka con Bellini, Antonini, Varenna, Bona, il tenente medico Candela, e un gruppo di soldati del Trentesimo, dopo un po' mi ritrovai con il solo Candela, il quale si mise al mio braccio perché si sentiva debole: il suo viso fine, intellettuale, appariva esausto.

Le mie condizioni invece, non so se per effetto di nervi, o per il cibo e le poche ore di sonno della notte precedente, erano eccellenti.

Le tenebre scesero del tutto.

Marciavamo con il solito passo accelerato. Sopra di noi il cielo andava facendosi di una limpidezza impressionante.

La temperatura seguitava a diminuire, tanto che dopo un certo tempo ci rendemmo conto di non averla mai sperimentata Così bassa. (Gente che alla fine della tappa poté vedere il termometro, mi riferì che segnava 47 gradi sotto zero, in città.)

Da destra alitava un leggero vento gelato, che via via crebbe d'intensità fino a farsi forte, e a rovesciarci addosso folate di polvere di neve.

Sui visi avevamo una maschera di ghiaccio e di brina. Su tutto il fianco destro andava formandosi una gran crosta di ghiaccio. Tale era il freddo, e il vento così acuminato, che ci sembrava d'esser lì sulla neve a camminare tutti nudi: sentivamo l'intera superficie del corpo lottare.

La colonna lentamente si contorse, si assottigliò, il passo andava facendosi sempre più veloce, e i feriti, i congelati, i meno resistenti rimanevano indietro.

Avevo dato la copertina russa a Candela, il quale se n'era avvolto la testa; anch'io m'ero tirata la mia coperta sulla testa, mal difesa dal solo passamontagna: non vedevamo perciò che la neve battuta davanti ai nostri piedi.

Via velocemente, uno al braccio dell'altro, sforzandoci di non pensare al freddo, e inseguendo una sola idea ossessionante: camminare, camminare, camminare.

Candela cominciò a gemere, a farsi tirare. Via, avanti!

Superammo una lunga fila di magnifici autocarri italiani abbandonati da diversi giorni; parevano fatti di vetro: guai essere costretti a toccarli con la mano nuda!

Là in fondo, quasi davanti a noi, cominciò ad affiorare dalle distese cristalline di neve, la luna.

Era una luna immensa, rossastra.

Ma non c'era tempo per badare alla luna o ad altro. Via!

La marcia si stava trasformando in corsa.

Candela mi supplicava di rallentare.

Lo tenevo sulla sinistra della colonna, perché quelli che arrancavano alla nostra destra ci riparassero un po' dal vento, che mi sembrava potesse ucciderlo.

Cominciammo, a un certo punto, a superare uomini accasciati nella neve. Inutile tentare di smuoverli, si fermavano per morire. Via!

Di tanto in tanto qualcuno entrava in delirio: si arrestava, si guardava attorno, poi magari tornava indietro. C'era chi credeva d'entrare nella propria casa, chi andava con le braccia aperte verso i suoi bambini, o si dirigeva al caffè d'angolo.

Si udivano frasi sconnesse, senza senso. Uno camminava come un automa, ripetendo: «Un po' di brodo, un po' di caldo... un po' di brodo, un po' di caldo...» senza smettere mai.

Io mi sentivo ferocemente bene. Avrei quasi voluto che quella marcia non finisse più. Imbestialivo dalla voglia di camminare; mi sentivo caldo in tutto il corpo, perché il vento orribile non faceva che frustare le mie membra senza riuscire a intaccarle.

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