I quattro pilastri della saggezza by Buddha

I quattro pilastri della saggezza by Buddha

autore:Buddha [Buddha]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 2020-05-24T22:00:00+00:00


«Così parlò l’onorevole Sāriputto. Contenti si allegrarono quei monaci sulla parola dell’onorevole Sāriputto.

IL MODO DI VIVERE

(I)

Questo ho sentito. Una volta soggiornava il Sublime presso Sāvatthī, nella Selva del Vincitore, nel parco di Anāthapiṇḍiko. Là or si volse il Sublime ai monaci: «Voi monaci!» - «Illustre!» replicarono attenti quei monaci al Sublime. Il Sublime parlò così:

«Quattro specie di modi di vivere vi sono, voi monaci: quali quattro? Il modo di vivere, che porta bene presente e male futuro; il modo di vivere, che porta male presente così come male futuro; il modo di vivere, che porta male presente e bene futuro; ed il modo di vivere, che porta bene presente come bene futuro.

«Ma qual è, voi monaci, il modo di vivere, che porta bene presente e male futuro? Alcuni asceti e brahmani, voi monaci, dicono ed insegnano: “Noi non troviamo alcun male nel piacere”. Essi lasciano al piacere libero corso, usano commercio con monache chiomate e dicono: “Perché dunque quei cari asceti e brahmani in previsione di futuro spavento hanno predicato rinnegamento del piacere, insegnato rinunzia al piacere? Dolce è l’abbracciamento con questa giovine, flessuosa, morbida monaca!”. Così essi parlano e lasciano prosperare il piacere. Hanno lasciato prosperare il piacere, allora con la dissoluzione del corpo, dopo la morte, essi pervengono giù, su cattivi sentieri, in perdizione e danno, e provano dolorose, brucianti, pungenti sensazioni. Allora essi dicono: “Questo è quello spavento, che hanno previsto quei cari asceti e brahmani, e hanno predicato rinnegamento del piacere, insegnato rinunzia al piacere: poiché piacere è la cagione, piacere è la causa, per cui noi ora proviamo dolorose, brucianti, pungenti sensazioni”.

«Così come quasi, voi monaci, se verso la fine dell’estate una pianta rampicante fruttificasse, ed un seme cadesse alla radice di un robusto albero di sāla. Allora, voi monaci, la divinità, che vive nell’albero, atterrita e costernata, entrasse in agitazione. Ma ora, o monaci, si avvicinassero amici e parenti della divinità, le divinità del bosco, le divinità della selva, le divinità degli alberi, tutti gli dèi, che animano erbe, piante e vette, si adunassero e parlassero consolanti in coro: “Non spaventarti, caro! Non spaventarti, caro! Senza dubbio questo grano di semenza sarà pur ingoiato da un fagiano o masticato da un capriuolo od annientato da un incendio della foresta o raccolto da lavoratori del bosco o trascinato via da formiche, od addirittura non germoglierà”. Però questo seme, voi monaci, non venisse ingoiato da un fagiano, né masticato da un capriuolo, né annientato da un incendio della foresta, né raccolto da lavoratori del bosco, né trascinato via dalle formiche, ma germogliasse. Durante la stagione delle piogge s’innalzasse, crescesse pienamente, fosse divenuto liana, giovine, flessuosa, morbida, portante viticci, e questa stringesse bramosamente il robusto albero di sāla. Allora, voi monaci, la divinità che vive in quest’albero si sentirebbe così: “Perché dunque i miei cari amici e parenti, le divinità del bosco, le divinità della selva, le divinità degli alberi, gli dèi delle erbe, delle piante e delle vette, hanno temuto futuro spavento dal grano di semenza



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