Il Conte di Montecristo by Alexandre Dumas

Il Conte di Montecristo by Alexandre Dumas

autore:Alexandre Dumas [Dumas, Alexandre]
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
ISBN: 9788811379676
editore: Garzanti
pubblicato: 2014-01-04T23:00:00+00:00


LV

IL MAGGIORE CAVALCANTI

Né il conte né Baptistin avevano mentito annunciando a Moncerf la visita del maggiore lucchese, che servì a Montecristo come pretesto per rifiutare la cena che gli era stata offerta.

Erano suonate le sette, e Bertuccio, secondo l’ordine ricevuto, da due ore era partito per Auteuil, quando un fiacre si fermò all’ingresso del palazzo e sembrò quasi fuggire furtivamente dopo aver deposto accanto al cancello un uomo di circa cinquantadue anni, che indossava uno di quei soprabiti verdi con alamari neri di una foggia intramontabile, a quanto pare, in Europa. Pantaloni larghi di panno blu, stivali ancora in buono stato anche se di un colore incerto e con suole un po’ troppo spesse, guanti di daino, un cappello di una forma che ricordava quello di un gendarme, colletto nero orlato di bianco, che, se il suo proprietario non l’avesse indossato di sua spontanea volontà, sarebbe potuto sembrare un collare da gogna: era questo il costume pittoresco con il quale si presentò il personaggio che suonò al cancello, chiedendo se non fosse al n° 30 del viale degli Champs-Élysées che abitava il signor conte di Montecristo, e che, alla risposta affermativa del portiere, entrò, si chiuse il cancello alle spalle e si diresse verso la scalinata.

La testa piccola e spigolosa di quell’uomo, i suoi capelli imbiancati, i baffi folti e grigi, lo fecero subito riconoscere da Baptistin, al quale il visitatore era stato accuratamente descritto e che lo aspettava nel vestibolo. Così, appena ebbe detto il suo nome all’intelligente servitore, Montecristo era già informato del suo arrivo.

Lo straniero fu introdotto nel salotto meno elegante. Il conte lo stava aspettando, e gli andò incontro sorridendo.

«Ah! caro signore – disse, – siate il benvenuto. Vi aspettavo».

«Veramente – disse il lucchese, – Vostra Eccellenza mi aspettava?»

«Sì, ero stato avvisato del vostro arrivo per oggi alle sette».

«Del mio arrivo? Quindi eravate stato avvisato?»

«Certamente».

«Ah, tanto meglio! Temevo, lo confesso, che avessero dimenticato questa piccola precauzione».

«Quale?»

«Di avvisarvi».

«Oh, no!»

«Ma siete sicuro di non sbagliarvi?»

«Ne sono sicuro».

«E Vostra Eccellenza aspettava proprio me alle sette?»

«Proprio voi. Del resto, possiamo verificare».

«Oh! se mi aspettavate – disse il lucchese, – non ne vale la pena».

Il lucchese sembrò leggermente inquieto.

«Vediamo – disse Montecristo, – non siete il marchese Bartolomeo Cavalcanti?»

«Bartolomeo Cavalcanti – ripeté il lucchese tutto contento; – sono proprio io».

«Ex maggiore al servizio dell’Austria?»

«Ero maggiore?» domandò timidamente il vecchio militare.

«Sì – disse Montecristo, – eravate maggiore: è il nome, in Francia, del grado che avevate in Italia».

«Bene – disse il lucchese, – non chiedo di meglio, come potete capire…»

«D’altra parte non siete venuto qui di vostra iniziativa» continuò Montecristo.

«Oh, certamente!»

«Mi siete stato indirizzato da qualcuno».

«Sì».

«Dall’eccellente abate Busoni?»

«Proprio da lui!» esclamò tutto contento il maggiore.

«E avete una lettera?»

«Eccola».

«Ecco, perdio, tutto torna! Datemela dunque».

E Montecristo prese la lettera, la aprì e la lesse.

Il maggiore guardava il conte con due occhioni stupiti che si spostavano con curiosità di qua e di là per la stanza, per tornare invariabilmente sul suo proprietario.

«È proprio lui… quel caro abate: “Il maggiore Cavalcanti, un degno patrizio di Lucca,



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