Il Corano: una biografia by Bruce Lawrence

Il Corano: una biografia by Bruce Lawrence

autore:Bruce Lawrence [Lawrence, Bruce]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 2010-12-06T23:00:00+00:00


CAPITOLO 9

Jalâl ad-dîn Rûmî: autore del Corano persiano

1270 E.V.

Jalâl ad-dîn Rûmî nacque in una regione dell'Asia centrale agli inizi del XIII secolo. Le tribù mongole avevano conquistato buona parte del continente, costringendo il padre di Rûmî, Baha ad-din, a trasferirsi a Konya, nell'odierna Turchia. Rûmî seguì le orme paterne, diventando un celebre studioso di argomenti religiosi. Poi, verso la metà della sua vita, incontrò un derviscio errante. Anche se aveva già avuto qualche contatto con maestri sufi, l'incontro con Shamsuddin Tabriz (Shams) cambiò la sua esistenza e lo spinse a volgersi alla poesia, invece che alla prosa, come mezzo per incanalare la propria agitazione interiore. A parte una vasta raccolta di versi dedicati a Shams, Rûmî dettò il Mathnawi-e Ma’nawi. Conosciuto come il Corano persiano, il Mathnawi consiste di circa 27.000 distici ed è il più lungo poema mistico mai composto da un erudito musulmano. Oltre a dedicarsi alla poesia, Rûmî fondò un ordine mistico noto in Europa e in America con il nome di "Dervisci roteanti". Egli stesso viene spesso chiamato Mawlânâ, o Nostro Maestro.

Mawlânâ, il "Nostro Maestro", somigliava al suo contemporaneo al-Shaykh al-Akbar, il Sommo Maestro. Come Ibn ‘Arabî, Rûmî era un devoto musulmano, profondo conoscitore del Corano e di tutte le tradizioni relative al profeta Maometto. Entrambi erano esperti di varie scienze, dalla grammatica e la retorica alla logica, la legge, la filosofia e la teologia, e si sentivano stimolati a cercare la verità al di là della forma esteriore di rituali e regole. Tutti e due divennero esempi e guide per gli altri sulla via verso l'Invisibile.

Tuttavia, Rûmî era completamente diverso da Ibn ‘Arabî. Anche se la ricerca li accomunava, seguirono indicazioni differenti. Mentre Ibn ‘Arabî cercava il significato interiore del Corano in forma universale, Rûmî ne perseguiva la manifestazione negli eventi quotidiani. Nei suoi versi, sarti e calzolai, cuochi e giardinieri sono protagonisti come i filosofi, i teologi o i poeti. Sia gli esseri animati che le cose inanimate trovano modi per lodare Allah:

È solo perché Mi adorassero che ho creato i dèmoni e gli uomini (LI: 56).

Per Rûmî, tale affermazione coranica vuol dire che non solo gli uomini e gli spiriti, ma tutta la creazione deve adorare il Creatore. Quindi, il vero significato dell'Aprente va trovato nella preghiera del giardino, nel mutare delle stagioni:

Te noi adoriamo (I: 5) è la preghiera del giardino in inverno.

In primavera, essa recita: A Te chiediamo aiuto (I: 5).

Te noi adoriamo significa: Sono venuto alla Tua porta;

apri la porta della gioia, non lasciarmi più nell'angoscia.

A Te chiediamo aiuto vuol dire:

sono sopraffatto dall'abbondanza di frutti;

o Soccorritore, vigila su di me.

Laddove Ibn ‘Arabî provava un timore reverenziale davanti ai livelli di significato nel Libro dei Segni, Rûmî era affascinato dalla magia divina che permea il mondo naturale, dalle piante ai pianeti e, soprattutto, al sole. Ai suoi occhi, la persona Shams, il cui nome vuol dire "sole", divenne l'astro del giorno. Egli irradiava Favore Divino, anche se i suoi raggi non illuminavano beatitudine, ma sofferenza. Shams sembrava un compagno improbabile: viveva



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