Saggezza delle virtù by Giovanni Santambrogio

Saggezza delle virtù by Giovanni Santambrogio

autore:Giovanni Santambrogio
La lingua: ita
Format: azw3
Tags: etica religiosa, teologia
ISBN: 9788837216757
editore: Morcelliana
pubblicato: 1997-12-31T23:00:00+00:00


La fede anima del mondo

Il fallimento delle profezie razionaliste e di quelle esistenzialiste, che intendevano liberare l’individuo dalle catene della trascendenza e da qualsiasi richiamo a credere, ha rilanciato il dibattito ermeneutico sull’oggetto stesso della filosofia e sul suo senso. Quasi a dire, abbandoniamo gli orizzonti negativi e l’ultimo suo derivato, il pensiero debole, e ricominciamo a riconsiderare la totalità dell’essere come per secoli ha fatto la tradizione classica.

Una spinta a rimettere in discussione le teorie nate nel solco dell’Ottocento l’hanno fornita gli eventi tragici e la disumanità esplosi nel Novecento. Come si potevano censurare i grandi drammi consumati contro l’uomo e le religioni? La Shoà e l’annientamento di milioni di individui, per odio razziale o per avversione alla fede che esprimevano, irrompono nella riflessione filosofica sollevando nuovi «perché», primo fra tutti quello sulla natura del male{62}; così pure aumentano i dubbi prodotti da una scienza che sembra, come Prometeo, rubare il fuoco agli dèi per poi trovarsi incatenata da perplessità, lacerazioni e mostruosità.

Tutto conduce a rinsaldare il dialogo tra la ragione, con le sue esigenze di comprensione logica, e la fede con le sue risposte assolute. Dove il credere non si aggrappa al vago irrazionale e ai soli sentimenti, ma si presenta con la chiarezza dell’intelligenza.

Ecco tornare la domanda: oggi, si può ancora credere? Sì, anche senza appellarsi alla teologia.

Tra l’esistenza e l’essenza, tra la quotidianità e il suo senso profondo, l’individuo può stabilire un legame e trovare una risposta al vivere. L’uomo non è condannato al nulla né a una disperante dissoluzione. La verità non rientra nelle illusioni di un lontano passato né appartiene alla sfera del mito. Essa, invece, oltre ad essere perseguibile, può essere conosciuta e posseduta.

Pieper nel saggio Sulla fede non ne fa, tuttavia, un aut–aut teologico: o si crede o diventa impossibile capire. Si appella alla ragione, ovvero all’innata capacità di indagare su tutto per scoprire i nessi d’ogni cosa. L’uomo è una «creatura» e sia la sua origine sia il suo futuro sono avvolti nel concetto di «creazione». Un inizio che assomiglia a un grembo materno in cui significato e concretezza diventano inscindibili. Con la creaturalità si stabilisce un principio che, una volta assunto, cambia lo sguardo perché introduce la dialettica della crescita, della ricerca, della coscienza del limite e dell’incompletezza da colmare.

L’uomo è una creatura che domanda. E la metafìsica offre gli strumenti per ottenere le risposte perché, valorizzando la realtà e partendo da essa, indaga nei fondamenti. Non a caso Pieper mai una volta definisce la fede «virtù teologale». In quanto filosofo offre una struttura di pensiero che la rende oggetto di una decisione razionale. Anche quando il ragionamento si arresta davanti all’impenetrabile, l’individuo si trova in possesso di sufficienti motivi concreti per accettare il «salto» nel buio. Un atto di volontà realistico: una scelta. Non un abbandono irrazionale a un sentimento, quasi fosse una dichiarazione di impotenza.

Il filosofo verrebbe meno al suo specifico compito se non offrisse gli strumenti per penetrare nell’essenza dell’uomo, svelargli il suo Io e aprirlo alla totalità delle cose.



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