Il grande gioco by Peter Hopkirk

Il grande gioco by Peter Hopkirk

autore:Peter Hopkirk
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788845924750
editore: Adelphi
pubblicato: 1990-01-01T05:00:00+00:00


22. La tregua

Il primo a porgere il ramoscello d’ulivo fu lo zar Nicola in persona, recatosi in visita ufficiale in Gran Bretagna nell’estate del 1844. La regina Vittoria, allora venticinquenne, si aspettava una specie di selvaggio; fu invece affascinata dalla singolare bellezza dell’ospite e dal garbo dei suoi modi. «Ha un bellissimo profilo,» osservò «ma l’espressione degli occhi incute soggezione e rispetto: non ho mai visto niente di simile». Nei successivi colloqui con Sir Robert Peel e con il ministro degli Esteri Lord Aberdeen, lo zar assicurò che desiderava soltanto la pace, e che non aveva ulteriori ambizioni territoriali in Asia, né tantomeno in India. Suo cruccio principale era il futuro dell’impero ottomano, «l’ammalato d’Europa»; lo zar espresse la propria inquietudine riguardo a ciò che sarebbe accaduto al suo dissolvimento, da lui ritenuto imminente. Ma la sua vera preoccupazione sembrava fosse, piuttosto, di partecipare al momento buono alla spartizione delle spoglie.

Peel e Aberdeen erano meno convinti di un prossimo crollo dell’impero ottomano, ma concordavano con Nicola nel voler evitare che, in tale eventualità, si scatenasse tra le potenze europee una rissa che sarebbe quasi certamente sfociata in una guerra. Entrambe le parti furono altresì d’accordo che conveniva mantenere il sultano sul trono il più a lungo possibile. Nicola tornò in patria con l’impressione di aver ottenuto dalla Gran Bretagna l’impegno preciso di agire di concerto con lui in caso di una crisi ottomana. Agli occhi degli inglesi, invece, i colloqui, peraltro cordialissimi, avevano prodotto poco più di una vaga dichiarazione di intenti, che non poteva in alcun modo essere ritenuta vincolante per un futuro governo. Fu un malinteso destinato a rivelarsi col tempo molto costoso per entrambe le parti.

Frattanto le due potenze, astenendosi da mosse minacciose verso i rispettivi domini asiatici, ancora separati da vasti tratti di deserto e montagne, provvidero a consolidare le frontiere sottomettendo i vicini molesti. I russi spinsero avanti la loro linea di fortezze attraverso la selvaggia steppa kazaka fino alle rive del Syr Darya, gemello settentrionale dell’Oxus. Nel 1853 tale linea andava dal Lago d’Aral ad Ak Mecet, quattrocento chilometri a monte del fiume, verso il cuore dell’Asia centrale. Due battelli a vapore per rifornire gli avamposti furono smontati, trasportati via terra e rimontati nel Lago d’Aral. Gli inglesi, durante questo periodo di distensione, furono anche più attivi. Nel 1843 si impadronirono del Sind, con un atto di prepotenza che, dopo l’umiliazione subita in Afghanistan, un commentatore paragonò a quello di «un bullo che, preso a calci per strada, torni a casa e si vendichi bastonando la moglie». Fecero poi due piccole ma sanguinose guerre contro i sikh del Punjab, divenuti sempre più riottosi dopo la morte di Ranjit Singh, e nel 1849 il loro ampio e prezioso territorio venne annesso ai domini inglesi. Lo Stato settentrionale del Kashmir fu staccato dal Punjab e posto sotto il controllo di un principe gradito alla Gran Bretagna. Questo riassetto diede all’India britannica un nuovo vicino nella persona di Dost Mohammed, ora tornato sul trono e cautamente amichevole



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