Il laboratorio errante by Domenico Aprile & Paola Lisimberti

autore:Domenico Aprile & Paola Lisimberti [Aprile, Domenico & Lisimberti, Paola]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9791256002306
editore: Ledizioni
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00

Fig. 1 – Lo spazio vettoriale esadimensionale del teachking

Come possiamo tradurre operativamente questo concetto su un piano di progettazione didattica? Quali ipotesi di cambiamento del paradigma dell’istruzione tradizionale possono nascere da questa ri-configurazione dello spazio-tempo-azione del processo di insegnamento/apprendimento?

Dal punto di vista della dimensione dell’insegnamento, la progettazione didattica deve tener conto di tre fattori:

•coinvolgimento

•co-progettazione

•collaborazione

L’insegnante non è un contenitore del sapere, bensì una guida che lo studente riconosce come tale. Qualunque azione didattica è destinata a fallire se ci si pone su un piano differente rispetto a quello dello studente: entrambi gli attori (studente e insegnante) del processo devono sentirsi parte del processo, per cui bisogna coinvolgere lo studente, proponendo un’attività di tipo proattivo e, ove possibile, co-progettando il percorso didattico in termini di contenuti, fermi restando gli obiettivi formativi definiti dall’insegnante. Inoltre, l’attività del docente durante la didattica risulterà tanto più efficace quanto più egli riuscirà a risolvere con lo studente una specifica attività, cooperando con lui, invece che assegnare un compito per poi limitarsi a valutare. Questa modalità richiama l’ambiente della bottega artigiana, dove il sapere cede il posto al saper fare e, soprattutto, al divenire.

Per quanto attiene alla dimensione dell’educazione, l’azione didattica è molto di più che una mera valorizzazione delle abilità dello studente: questo, infatti, presuppone il fatto che queste abilità ci siano a prescindere. Essendo palesemente non vero questo assunto, l’arte maieutica dell’educazione non può che partire dall’osservare come lo studente si pone davanti alle attività proposte: se tende a semplificare oppure a problematizzare o ancora astrarre. Non solo: alcuni studenti potrebbero prediligere attività di tipo concettuale, di problem posing and setting, mentre altri sono più orientati all’azione operativa. Ad esempio, in un laboratorio di making, uno studente può essere più interessato all’attività di progettazione di un manufatto da stampare in 3D, mentre un altro studente potrebbe essere maggiormente interessato alla meccanica di precisione della stampante e un altro ancora potrebbe invece trovare interessante la realizzazione e manipolazione del codice sorgente che consente alla stampante di realizzare il prototipo.

L’insegnante deve promuovere queste diverse sensibilità, aggiungendo a questo un’azione di accompagnamento, nel senso di affiancamento, costruendo dei gradini in salita che consentano di verificare criticamente, anche in modo autonomo (autovalutazione), interessi e abilità.

La dimensione dell’apprendimento, invece, viene interessata quando lo studente è realmente coinvolto nel processo didattico, lo sente proprio, riesce ad afferrarlo. L’apprendimento è quella fase in cui lo studente è solo con il suo oggetto di apprendimento, qualunque forma esso abbia. Questa forma di solitudine non deve essere ritenuta come un rischio ma come un momento di necessario sviluppo cognitivo. La scoperta di ciò che si studia è la garanzia per una conoscenza profonda. In questa fase, l’errore non solo non è da stigmatizzare, ma è da auspicare come un momento essenziale per la conoscenza: solo sbagliando è possibile analizzare l’errore, le motivazioni che sono alla base dell’averlo commesso e, quindi, cercare di migliorarsi, correggendo l’errore stesso. Il processo di apprendimento si fonda sull’errore: un risultato esatto ottenuto mediante un procedimento errato pospone semplicemente il problema, poiché viziato da un errore non palesato che, prima o poi, si ripresenterà.

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