Il lato oscuro della luna by Fabio Geda Marco Magnone & Marco Magnone

Il lato oscuro della luna by Fabio Geda Marco Magnone & Marco Magnone

autore:Fabio Geda, Marco Magnone & Marco Magnone
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2020-03-30T12:00:00+00:00


Quando arrivo nel vicolo davanti alla vecchia ciminiera, non ho un gran piano. So solo che devo procurarmi una pistola. Helmut probabilmente ha quel che fa al caso mio, ma che non ho più soldi per pagare. Quindi, devo improvvisare. Contando sulla prima regola della Vetreria: nessuno ficca il naso in cosa non lo riguarda. È tanto presto che il cortile è deserto e silenzioso come mai l’ho visto; probabilmente chi ci vive sta ancora dormendo. Stesso discorso per il bar, nessuna traccia nemmeno di Fritz dietro il bancone, e i bagni, dove trovo solo un secchiello pieno di acqua mista a disinfettante che deve essere qui da ieri.

“Occhei” mi dico. “È ora che metti in pratica cos’hai imparato la scorsa primavera, quando Anna ti ha sfidato ad aprire quella vecchia Ford abbandonata lungo la Spree.”

«Ehi» fa però una voce alle mie spalle.

È Sven, blatera di un suo amico sparito. Per levarmelo di torno gli punto contro un coltello che recupero da dietro il bancone. Per essere sicura che non mi rispunti tra i piedi, mi infilo tra i magazzini e torno al vicolo che collega il cortile della Vetreria alla strada facendo il giro lungo. Qui, mi fermo davanti a una porta, mezza nascosta tra una cascata di edera e un vecchio frigorifero marcio.

Il magazzino di Helmut è proprio al di là di questa porta; l’ha detto una volta Fritz ad Anna, forse convinto che in questo modo avrebbe fatto colpo su di lei.

Un’occhiata verso la strada: tutto tranquillo.

Una verso il cortile della vetreria: idem.

Così mi appoggio con un fianco al frigorifero, con la mano bendata tiro su il pesante lucchetto che sbarra la porta, e con la punta del coltello nell’altra inizio a lavorarci per aprirlo. Con la Ford lungo la Spree ha funzionato. Stavolta però, sarà la ruggine del lucchetto, non vuole saperne di scattare.

Cambio posizione per avere una presa migliore. Niente. Mi inginocchio per vedere meglio, ma a quel punto sento il borbottio di un motore. Ho giusto il tempo di infilarmi nella carcassa di una Volkswagen bruciata poco oltre, prima che una macchina entri nel vicolo.

Spiando fra i tralicci anneriti del maggiolone, vedo che non è una macchina, ma un vecchio furgone azzurro, di quelli con la carrozzeria anni Cinquanta tutta curve, da cui scende proprio Helmut. Scarica un grosso zaino da montagna e, dopo aver chiuso il camioncino, si mette ad armeggiare con il lucchetto – lasciandosi scappare un paio di bestemmie visto che nemmeno con le chiavi riesce ad aprirlo – poi sparisce dentro.

Prima che possa tirarmi fuori dallo scheletro della Volkswagen, esce di nuovo. Anziché tornare al furgone viene verso di me. Come mi stesse puntando. Mi faccio ancora più piccola, rattrappendomi come un foglio di carta straccia contro quello che era il sedile posteriore dell’auto. Nascondendo la testa tra le braccia, chiudo gli occhi, in attesa che mi agguanti per tirarmi fuori di peso. Dopo aver contato fino a dieci tiro su la testa, e quel vecchio idiota con la faccia



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