Il libro dell'amore by McGowan Kathleen

Il libro dell'amore by McGowan Kathleen

autore:McGowan Kathleen [Kathleen, McGowan]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858500224
pubblicato: 2008-12-31T23:00:00+00:00


Capitolo Undici

Mantova,

ottobre 1073

Matilde era infelice. Non riusciva a concentrarsi su nessuna delle questioni e delle attività che di solito assorbivano la sua mente e anche il suo cuore. Inoltre non faceva una sana dormita da settimane e non aveva nessuno con cui condividere il proprio tormento. Isabella si trovava a Lucca per sbrigare alcune faccende dell’Ordine, e per far visita ad Anselmo e al Maestro. Sebbene Beatrice fosse un’abile consigliera e stratega politica, non era il tipo che discuteva con la figlia di problemi sentimentali.

Questo era lo stato in cui Matilde fu trovata da Conn, mentre vagava da sola al margine della foresta. Fece un balzo quando se lo trovò alle spalle.

«Dovresti essere armata se hai intenzione di addentrarti nel bosco senza scorta.»

«Se io fossi stata armata, tu saresti ferito ed entrambi staremmo cercando di fermare il sangue.»

«E io sarei contento di aver fatto così bene il mio lavoro. Perché te ne stai qui da sola tutta imbronciata?»

«Non sono imbronciata.»

«Sì, certo.»

Matilde sospirò in modo teatrale. Mentire a Conn era inutile tanto quanto mentire a Isabella. Entrambi conoscevano la sua mente e il suo cuore meglio di lei.

«Sono sei mesi che non ho notizie del Santo Padre.»

«E nemmeno di Gregorio.»

«Spiegati meglio.»

«Non è il papa che ti manca, ma l’uomo.»

«Ora ti sei spiegato meglio. Sono patetica.»

«Non sei patetica. Sei innamorata. E, che io sappia, all’interno dell’Ordine questo è un sacramento.»

«Si è completamente dimenticato di me, Conn. E questo mi sta uccidendo. C’è qualcosa di peggio? Come può una cosa tanto bella essere anche così orribile?»

«Pensi davvero che lui ti abbia dimenticata? O sei tu quella che sta dimenticando qualcosa? Lui è il papa, Tilde. Il papa. La guida spirituale del mondo.»

«Grazie per avermelo ricordato» replicò brusca. «Perché è ovvio che la cosa non mi ossessiona già abbastanza.»

Conn voleva rispondere seccato, ma trovò la pazienza. «Vuoi sentire quello che penso o preferisci che ti lasci da sola, così potrai essere avvilita e consumata dall’amore quanto ti pare e piace?»

«So che non mi lasceresti mai da sola, anche se dici di volerlo fare, perciò ti ascolterò presumendo che mi racconterai una storia che mi farà sentire un po’ meno derelitta.»

«Sei fortunata. Guarda caso ho proprio la storia che fa per te. Perciò sediamoci e ti racconterò la storia della principessa Niamh dagli aurei capelli e del principe poeta noto come Oisin.»

Diede a entrambi i nomi la marcata pronuncia irlandese che Matilde amava tanto, Niv e Oshin. La lingua celtica era così esotica e bella alle sue orecchie. A volte Conn le recitava poesie religiose su Easa in liriche sillabe magiche.

«La principessa Niamh era l’incantevole e affabile figlia di Mannanan Mac Lir, il dio del mare, e viveva sulla sua bellissima isola occidentale chiamata Tir n’Og, che significa Terra dei Giovani. La madre di Niamh era una regina del mondo delle fate e pertanto, come figlia di due immortali, la principessa non aveva neanche una goccia di sangue umano in corpo. Ecco perché suo padre la teneva sull’isola e non le consentiva l’accesso al mondo



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