Il mestiere del potere: Dal taccuino di un lobbista by Alberto Cattaneo

Il mestiere del potere: Dal taccuino di un lobbista by Alberto Cattaneo

autore:Alberto Cattaneo [Cattaneo, Alberto]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Political Science, Public Policy, Economic Policy, i Robinson / Letture
ISBN: 9788858132746
Google: 0cZUDwAAQBAJ111
editore: Gius.Laterza & Figli Spa
pubblicato: 2018-04-10T22:00:00+00:00


2.4. I pesci fuori dall’acquario.

Alla fine sopravvivono e vincono la sfida

Laddove si racconta di come comprendere il contesto e lavorare sui contenuti per vincere le sfide competitive della lobby

In una di quelle mattine autunnali che solo Roma può regalare, terse e fresche, incontrai il lobbista Claudio Velardi alla Caffetteria di Piazza di Pietra. Fu un incontro casuale: noi all’epoca avevamo l’ufficio proprio lì vicino e Velardi immagino frequentasse quel posto in quanto uno dei luoghi per eccellenza delle relazioni romane. Roma è una città che vive all’aperto. I tavolini dei bar sono luogo di incontro e di riunione tra tutti i protagonisti del teatro della Roma politica: parlamentari, burocrati, dirigenti delle associazioni, imprenditori, questuanti di vario genere e, ovviamente, anche lobbisti. La Caffetteria di Piazza di Pietra e Ciampini in San Lorenzo in Lucina sono due dei luoghi maggiormente frequentati, sia al mattino per colazione (Ciampini è di fatto il quartier generale di Verdini) sia durante il giorno e per l’aperitivo serale. Claudio Velardi è una figura nota della lobby nel nostro Paese. È stato il primo, e unico fino ad oggi, membro di uno staff di un presidente del Consiglio – Massimo D’Alema – a fondare una società di consulenza di lobby che, per molti anni, è stata anche la principale per fatturato e visibilità. La sua forza risiedeva nella sua rete di relazioni (non a caso la società si chiamava Reti) e nell’influenza che personalmente (e anche attraverso il giornale “Il Riformista” da lui fondato) riusciva ad esercitare in numerosi ambienti istituzionali. Chiacchierammo cordialmente per pochi minuti come ci capitava spesso. Alberto, mi disse, dobbiamo imparare a fare una lobby di contenuti. Claudio, gli risposi, io so fare solo quella. Ammetto che lo dicevo con un poco d’invidia. Conoscere gente è comunque un vantaggio nel nostro lavoro e io ne conoscevo davvero poca. Ero, allora, un pesce fuori dall’acquario.

Abbiamo avuto modo di dire in precedenza che la lobby dei contenuti si basa sulla capacità di definire un interesse particolare in modo che possa essere capito e preso in considerazione dalle istituzioni: “la chiave principale per un piano lobby di successo è presentare bene la posizione del proprio cliente. Argomenti solidi e dettagliati sono essenziali per persuadere i parlamentari ad adottare la posizione del cliente”64. Questa capacità si basa su alcuni passaggi che un lobbista deve padroneggiare: individuare e valorizzare, dentro un interesse privato, quanto lo può connotare come un interesse pubblico; trovare il contesto e il momento giusti per rappresentare questa visione; farlo con i modi tecnicamente corretti e con gli interlocutori giusti. Cosa significa ‘giusti’? La visione relazionale della lobby tende a rispondere: quelli con cui si ha una relazione più forte (naturalmente con una qualche attinenza al tema di cui si sta trattando). La visione consulenziale della lobby risponde: quelli che hanno una diretta responsabilità sul provvedimento. Se nel primo caso il piano di lobby finisce per coinvolgere soprattutto chi può influire sui decisori, nel secondo il piano va direttamente a colpire i decisori. Spesso i due approcci sono interconnessi.



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