Il tirocinio della democrazia by Vanessa Roghi

Il tirocinio della democrazia by Vanessa Roghi

autore:Vanessa Roghi
La lingua: ita
Format: epub
editore: Edizioni Centro Studi Erickson
pubblicato: 2023-06-15T00:00:00+00:00


Capitolo V.

Didattica e democrazia:

Mario Lodi

Da subito, a chi si trova a lavorare nella scuola e prende sul serio questo «fatto nuovo» che è la democrazia, non appare chiaro come questo principio si possa concretizzare in scuole che sul territorio hanno caratteristiche così diverse da far pensare a Paesi diversi (e per molti ancora oggi è così). Scuole da ricostruire, scuole rimediate in edifici non adatti, scuole di campagna e scuole di città, multi-classe e classi maschili o femminili. Scuole ricche e scuole povere, scuole con insegnanti democratici e scuole con vecchi arnesi passati dal fascismo alla Repubblica senza alcuna soluzione di continuità, per cui, tolto il ritratto del duce dal muro, continuano a comportarsi come si sono sempre comportati, in modo autoritario. Come si può fare? Questi insegnanti che si pongono questa domanda, come adeguare il proprio modo di insegnare alla novità della democrazia, si chiedono anche se la cittadinanza democratica deve riguardare tutti, anche i bambini. O i bambini sono meno cittadini degli adulti. I loro sono diritti minori?

Insomma, la democrazia finisce davanti all’uscio della scuola? In classe la democrazia esiste o si può sospendere lo stato di diritto e fare come se non importasse? L’11 ottobre del 1951 Mario Lodi, maestro, scrive:

Se la scuola non deve soltanto istruire, ma anche e soprattutto educare, formando cioè il cittadino capace di inserirsi nella società col diritto di esporre le proprie idee e col dovere di ascoltare le opinioni degli altri, questa scuola fondata sull’autorità del maestro e la sottomissione dello scolaro non assolve al suo compito perché è staccata dalla vita (Lodi, 1963, pp. 9-10).

E ancora:

io sono diventato maestro nell’anno in cui è stata promulgata la Costituzione che dice all’articolo 21 che tutti i cittadini hanno il diritto di esprimere il loro pensiero. Il mio problema di giovane maestro buttato allo sbaraglio era proprio questo. I bambini sono o non sono cittadini? E se lo sono hanno diritto ad avere un pensiero ad esporlo? Oppure sono adulti in miniatura da indottrinare? (Meda, 1999, p. 115).

Mario Lodi non è solo a pensarla così. Insieme a lui ci sono maestri, maestre e professori e professoresse che vanno nella stessa direzione: i princìpi non vanno insegnati, vanno vissuti all’interno della scuola.

La storia di Mario Lodi corre in parallelo a quella di tanti insegnanti che con lui cercano una risposta concreta a queste domande. Sembrano trovarla nel rinnovamento della didattica. Ritornando al pensiero di John Dewey è più semplice imparare facendo. Senza dubbio è più faticoso insegnare, «facendo fare». E questo, senza dubbio, è il primo punto da tenere in considerazione: il fatto che con Lodi e i suoi compagni di strada si compie una vera e propria rivoluzione copernicana. Muta il corpo celeste intorno a cui ruota il sistema dell’istruzione: al centro della galassia, infatti, non c’è più l’insegnamento ma l’apprendimento. E, si badi bene, non ho scritto: il bambino (o la bambina). Ho scritto l’apprendimento.

Quando Lodi inizia a insegnare, infatti, molte sono le riflessioni sul cosiddetto puerocentrismo. Le tecniche attive che mettono



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