Il mondo contemporaneo. Dal 1848 a oggi by Vittorio Vidotto & Giovanni Sabbatucci

Il mondo contemporaneo. Dal 1848 a oggi by Vittorio Vidotto & Giovanni Sabbatucci

autore:Vittorio Vidotto & Giovanni Sabbatucci [Vidotto, Vittorio & Sabbatucci, Giovanni]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Laterza
pubblicato: 2008-01-01T23:00:00+00:00


[§20.3], non riuscì a funzionare regolarmente per i continui interventi dei militari e per la ricorrente minaccia dei gruppi monarchici. In Bulgaria l’esperimento democratico attuato dal primo ministro Stambolijski, leader del Partito dei contadini e promotore di un’ampia riforma agraria, fu interrotto nel ‘23 da un colpo di Stato militare. Un caso a parte era rappresentato dalla Jugoslavia, dove la scena politica era dominata dal contrasto fra i diversi gruppi etnici. Per domare la protesta dei croati, che si sentivano oppressi dal centralismo serbo, il re Alessandro I attuò nel 1929

un colpo di Stato, col risultato di aggravare le tensioni e di spingere il movimento separatista croato (gli ustascia) sulla via del terrorismo.

Tutti questi regimi non potevano definirsi autenticamente fascisti, anche se avevano col fascismo non pochi elementi di affinità. Erano piuttosto regimi autoritari di tipo tradizionale, sostenuti dall’esercito e dai gruppi conservatori e privi di una propria base di massa, molto simili a quelli che nello stesso periodo si affermarono in un’altra area geografica, anch’essa afflitta da grave arretratezza economica e da profonde disuguaglianze sociali: la penisola iberica.

In Spagna, paese in cui la democrazia parlamentare aveva sempre vissuto di vita precaria, un colpo di Stato fu attuato nel 1923 dal generale Miguel Primo de Rivera, con l’appoggio del sovrano Alfonso XIII. Nel 1930, dopo sette anni di governo semidittatoriale, Primo de Rivera fu costretto a dimettersi di fronte a una massiccia ondata di proteste popolari. Nelle elezioni del 1931 i partiti democratici e repubblicani ottennero un larghissimo successo, che indusse il re a lasciare il paese. Si formò così una Repubblica, destinata anch’essa - come si vedrà in seguito - a vita breve e travagliata.

Anche in Portogallo furono i militari a interrompere, nel 1926, l’esperienza di una fragile democrazia parlamentare. Ma fu un economista cattolico, Antonio de Oliveira Salazar (ministro delle Finanze dal ‘28, presidente del Consiglio dal ‘32) ad assumere il ruolo di ispiratore e guida di un regime autoritario, clericale e corporativo che avrebbe dimostrato una notevole solidità, rimanendo in vita per quasi mezzo secolo.

Con la vittoria di Hitler in Germania (ossia in uno degli Stati più progrediti e più potenti del vecchio continente), la crisi dei regimi e dei valori democratici subì, ovviamente, una ulteriore accelerazione. In tutta l’Europa centroorientale si assisté, a partire dal ‘33, alla crescita di movimenti estremisti ispirati all’esempio del nazismo (come le Croci frecciate in Ungheria o le Guardie di ferro in Romania), al rafforzamento delle tendenze dittatoriali e militariste nei paesi già soggetti a regimi autoritari (fu il caso dell’Ungheria, della Polonia, della Jugoslavia, della Bulgaria), alla nascita di nuove dittature di stampo monarchicofascista (in Grecia nel ‘36, in Romania nel ‘38).

Anche in Austria, dove la democrazia sembrava aver radici più solide, cristianosociali e conservatori, al potere dal 1920, cercarono di modificare le istituzioni in senso autoritario, scontrandosi con l’opposizione di una socialdemocrazia ancora molto forte a livello organizzativo ed elettorale.

Nel febbraio 1934, dopo aver represso sanguinosamente una rivolta operaia scoppiata a Vienna, il cancelliere cristianosociale Engelbert Dollfuss mise fuori



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