Il mondo di pietra by Tadeusz Borowski

Il mondo di pietra by Tadeusz Borowski

autore:Tadeusz Borowski [Borowski, Tadeusz]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Lindau
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


1 In ted. nel testo «Oh, sì, è meraviglioso!». [N.d.T.]

2 In ted. nel testo: «Sei forse arrabbiato?». [N.d.T.]

3 In ted. nel testo: «Ma dove? E perché mai dovrei?». [N.d.T.]

Viaggio in carrozza letto

L’insegnante sporse la testa dal finestrino della carrozza letto. Il treno sferragliò sugli scambi delle rotaie e deviò su un altro binario fra vagoni merci carichi di legname, macchinari e carbone. In vista del semaforo cominciò a frenare e a emettere segnali con la sirena.

«Stiamo arrivando» disse un insegnante.

«Sì» replicai.

«Bisogna andare dai bambini» disse l’insegnante. Calò i piedi giù dalla cuccetta, si sfregò gli occhi e si stiracchiò. «Dalla frontiera lei non ha fatto altro che starsene sdraiato. Non si annoia a stare sempre sdraiato?».

«Non mi annoio a stare sempre sdraiato» risposi.

«Forse lasciamo i bambini sul posto. Che aspettino là i loro genitori. – disse l’insegnante. – Il treno proseguirà vuoto. Senza quel supplizio».

«Il rimpatrio è stato piacevole» dissi scendendo dal letto.

«Molto» disse l’insegnante.

Uscì dallo scompartimento sbattendo la porta. Il treno procedeva sempre più lentamente. Passò di nuovo su un altro binario, fischiò e si fermò davanti a un semaforo. Sul binario vicino erano fermi treni merci pieni zeppi di gente, bestiame e attrezzi, e adornati di verzure appassite. Attraverso gli sportelloni aperti le mucche protendevano i musi smagriti, mentre i cavalli ossuti se ne stavano in fondo al vagone. Nei vagoni fumavano fornelli di ferro. Donne dalle ampie gonne si affaccendavano intorno alle pentole. Un paio di uomini si lavavano davanti alle portiere, spruzzandosi sulle mani acqua trattenuta in bocca. Le galline si aggiravano abuliche sotto le ruote del vagone razzolando fra lo sterco. Una ragazza a piedi scalzi portava bracciate di fieno per le mucche. Le lunghe trecce le balzellavano sulle spalle. Il vento portava verso di noi il fetore di bestie e uomini.

L’insegnante rientrò nello scompartimento. Guardò attraverso il finestrino e mi posò un braccio sulla spalla.

«E allora?» domandai.

«Ci stabiliamo qui» disse l’insegnante.

L’insegnante zufolò tra i denti e si arrampicò sulla cuccetta. Si sistemò comodo avvolgendosi bene nella coperta.

«Sono stato là in mezzo a loro. – disse sospirando. – Oh, Dio, Dio».

«Sì» replicai.

«Sono ormai in viaggio da due mesi buoni. Sono qui fermi da quattro giorni. E non si sa…» disse l’insegnante. Si girò con la faccia verso la parete.

«Sì» replicai.

Il treno fischiò e si mosse. Le ruote sferragliavano sugli scambi. Il treno oltrepassò cisterne, piattaforme e vagoni vuoti e imboccò il binario principale fino alla banchina.

Sulla banchina, che sorgeva su un rialzo lungo una via della cittadina, si trovava una gran folla. Sui gradini sedevano i viaggiatori accanto ai loro fagotti. Indossavano vestiti sgualciti ed erano stanchi. Presso la transenna stava l’orchestra dei ferrovieri in divisa nera. Il direttore fece un cenno con la bacchetta e l’orchestra attaccò l’inno.

«Oh, Dio» disse l’insegnante sempre girato verso la parete.

Le ragazzine della scuola, avvicinatesi al treno, porgevano verso i finestrini mazzi di garofani. Signore in cuffia vestite di bianco distribuivano lungo il vagone cioccolata calda servita in tazze di ceramica e panini freschi spalmati di burro. I bambini



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