Il processo (Mondadori, Traduz. E. Pocar) by Franz Kafka

Il processo (Mondadori, Traduz. E. Pocar) by Franz Kafka

autore:Franz Kafka [Kafka, Franz]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2015-09-19T16:00:00+00:00


VIII

IL COMMERCIANTE BLOCK.

LICENZIAMENTO DELL’AVVOCATO

Infine K. si era deciso a revocare il patrocinio che aveva affidato all’avvocato. Non era possibile estirpare il dubbio se fosse giusto agire così, ma la convinzione che era necessario ebbe il sopravvento. Il giorno in cui K. si era prefisso di andare dall'avvocato la sua decisione aveva ridotto di parecchio la sua capacità lavorativa, sicché lavorava con insolita lentezza e dovette rimanere molto a lungo in ufficio; erano già le dieci passate quando finalmente si trovò davanti al portone dell’avvocato. Prima di sonare pensò se non fosse meglio dargli la disdetta per telefono o per lettera, poiché una conversazione di presenza sarebbe stata certo molto penosa. Ciò nonostante non ci volle rinunciare, sotto qualunque altra forma la disdetta sarebbe stata accettata tacitamente o con qualche frase fatta e K., qualora Leni non avesse potuto indagare, non avrebbe mai saputo in che modo l’avvocato avesse accolto la disdetta e quali conseguenze per K. essa potesse avere secondo la non trascurabile opinione dell’avvocato. Se invece questi si trovava di fronte a K. e la disdetta gli arrivava di sorpresa, anche se non si fosse lasciato strappare gran che, K. poteva desumere facilmente dal suo viso e dal comportamento tutto ciò che desiderava. Non era neanche da escludere che si convincesse dell’opportunità di lasciare ancora la difesa all’avvocato e di ritirare quindi la disdetta.

Il primo squillo di campanello alla porta del legale fu come al solito inutile. Leni potrebbe essere più svelta, pensò K., ma era già un vantaggio che altri non si immischiassero come al solito, sia che fosse l’uomo in vestaglia o qualcun altro a dar noia. Mentre premeva di nuovo il bottone, K. si volse a guardare l’altra porta, ma questa volta anch’essa rimase chiusa. Allo spioncino nella porta dell’avvocato comparvero infine due occhi, che però non erano quelli di Leni. Qualcuno aprì la porta, ma per il momento vi si appoggiò contro e soltanto dopo essersi voltato ad annunciare: «È lui!» aprì del tutto. K. aveva premuto contro la porta perché già sentiva che alle sue spalle, alla porta dell’altro appartamento stavano girando in fretta la chiave nella serratura. Perciò, quando finalmente la porta si aprì, si precipitò difilato nell’anticamera e fece in tempo a vedere nel corridoio che Leni, cui era diretto l'avvertimento di colui che era venuto ad aprire, scappava via in camicia. La seguì un istante con lo sguardo e si voltò a guardare quel tale. Era un ometto segaligno con una grande barba e in mano una candela. «Lei è occupato qui?» domandò K. «No» rispose quello, «sono uno di fuori, l’avvocato è il mio patrono e io mi trovo qui per una questione legale.» «Senza giacca?» domandò K. indicando il vestito incompleto dell’omino. «Oh, mi scusi!» disse costui illuminando se stesso con la candela come sorpreso di vedersi in quelle condizioni. «Leni è la sua amante?» domandò brevemente K. che aveva un po’ allargato le gambe e congiunto dietro la schiena le mani con le quali teneva il cappello. Per il solo fatto di possedere un pesante soprabito si sentiva molto superiore a quel magrolino.



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