Il respiro del fuoco by Federico Inverni

Il respiro del fuoco by Federico Inverni

autore:Federico Inverni [Inverni, Federico]
La lingua: ita
Format: epub, azw3
Tags: Thriller
ISBN: 9788867003051
editore: Corbaccio
pubblicato: 2017-02-22T23:00:00+00:00


51

Lucas seguì Anna dentro la casa di Joanne Burns, chiedendosi come facesse la donna a vivere in spazi così grandi e così «pieni». Pareti piene di quadri, librerie piene di volumi e riviste, pavimenti pieni di tappeti. Colori ovunque, un chiasso visivo che Lucas non poteva fare a meno di trovare disturbante e defocalizzante. Troppi stimoli visivi, troppi particolari che rischiavano di risucchiare tutta la sua attenzione invano.

«Si vede, che viveva da sola» disse Anna, costringendolo con la sua voce a essere presente a se stesso. «Ha riempito la casa per riempire la sua vita.»

Lucas non commentò, non ce n’era bisogno: Anna era una profiler e questo era ciò che sapeva fare meglio, ricostruire vite interiori a partire dai dettagli esteriori. Lei procedette lentamente, passando un dito sui legni scuri dei mobili, delle mensole coperte di ninnoli e suppellettili, sulle cornici severe che contornavano per lo più nature morte e paesaggi marini.

«Nessun volto umano. Nessun ritratto.»

«E nessuna fotografia» aggiunse Lucas.

«La presenza di altre persone, anche soltanto sotto forma di immagini, l’avrebbe fatta sentire ancora più sola» disse Anna.

«Questi quadri... Riconosci i paesaggi?» disse il poliziotto. Faticava a trovare un equilibrio percettivo, in mezzo a quel frastuono di stimoli, ma i dipinti iniziavano ad avere un senso.

Anna li osservò da vicino, poi fece un passo indietro per contemplarli in una veduta d’insieme.

«Il paesaggio. È sempre lo stesso. Cambiano i colori come...»

«Come cambiano le stagioni, sì, ma...»

«Ma è l’esterno di questa casa. Quello che c’è davanti, quello che c’è dietro, il bosco, il capanno di legno... L’altalena vuota... Li dipingeva lei.»

«Una prigione» commentò Lucas.

Anna lo guardò, con espressione colpita. «Cosa intendi dire?»

Lucas fece un vago gesto circolare in direzione dei dipinti.

«Se c’è un esterno, c’è un interno da cui lo si guarda. In questi quadri c’è solo l’esterno. Lei era sempre dentro, e guardava fuori. Questa casa era il suo spazio mentale. Uno spazio confinato, claustrofobico. Una prigione. Ma sempre più rassicurante di ciò che c’era fuori.»

Anna rifletté.

«Se era una prigione... cosa la tratteneva dentro? Cos’erano le sbarre che la bloccavano?»

«Non lo so. Non ancora» disse Lucas. «Controlliamo il resto della casa.»

Percorsero tutto il corridoio d’ingresso, superando la cucina e un bagno di servizio, ed entrarono in salotto: il camino, le braci ancora accese, emanava un piacevole tepore. Sul tavolino davanti alle poltrone riposava una tazza di tè, la bustina ancora in infusione, e accanto c’era un vassoio con dei biscotti fatti in casa.

«Le ha interrotto la colazione» osservò la profiler. Lucas la guardò mentre studiava la stanza, come se cercasse di immaginarsi i movimenti della donna, lì dentro, quella mattina. I passi che aveva compiuto dalla poltrona all’ingresso, per aprire la porta al suo assassino.

«Joanne aveva fiducia negli altri» proseguì Anna, sfogliando delle riviste poggiate su un mobile e poi la posta inevasa lasciata sul tavolo grande al centro della stanza. Sollevò un mazzetto di volantini pubblicitari. «Per ricevere questa roba devi lasciare il consenso da qualche parte, su qualche modulo. Firme che alcuni mettono senza pensarci, perché tanto cosa può



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