Il secondo libro della giungla by Rudyard Kipling

Il secondo libro della giungla by Rudyard Kipling

autore:Rudyard Kipling [Kipling, Rudyard]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-04-23T19:08:59+00:00


Sicuro, e incontrai finalmente un Cappuccio Bianco, un cobra bianco, che mi parlò di cose che io non arrivai a capire e mi mostrò molte cose mai viste.

Una nuova selvaggina? Era una bella caccia. Mowgli si volse rapidamente sul fianco.

Non era selvaggina e mi avrebbe spezzato tutti i denti, ma il Cappuccio Bianco disse che un uomo, e parlava come uno che conoscesse bene la razza degli uomini, che un uomo avrebbe dato tutta la sua vita soltanto per contemplare quelle cose.

53

Le vedremo, disse Mowgli. Io ero un uomo, una volta.

Adagio adagio. La fretta uccise il Serpente Giallo che mangiò il sole. Noi due parlammo insieme sotto terra e io parlai di te dicendo che eri un uomo. Il Cappuccio Bianco, che è davvero vecchio quanto la Giungla, mi disse: E’ molto tempo che non ho visto un uomo. Fallo venire e vedrà tutte queste cose per la più piccola delle quali moltissimi uomini darebbero la vita.

Deve trattarsi di una selvaggina nuova. Eppure il Popolo Velenoso non ci dice mai quando c’è della selvaggina in giro, non è gente amica.

Non si tratta di selvaggina. E.. è… non so dirti quello che sia.

Sì, andremo. Non ho mai visto un Cappuccio Bianco, e desidero vedere le altre cose. Le ha uccise?

Sono tutte cose morte. Egli dice di essere il custode.

Ah! Come un lupo sta sopra la carne che ha portato al suo ovile. Andiamo.

Mowgli nuotò fino alla riva, e si rotolò sull’erba per asciugarsi, poi ambedue si avviarono verso le Tane Fredde, la città abbandonata di cui forse avete sentito parlare. Mowgli non aveva ormai più paura del Popolo delle Scimmie, ma esse avevano un vivissimo terrore di Mowgli. Le loro tribù tuttavia stavano razziando per la Giungla, così le Tane Fredde erano vuote e silenziose nel chiaro di luna. Kaa precedette Mowgli fino alle rovine del padiglione della regina, che sorgeva nella terrazza, strisciò sopra le macerie e si ficcò giù per la scala mezzo ostruita che scendeva sotto terra dal centro del padiglione. Mowgli lanciò il richiamo del serpente: Siamo di uno stesso sangue voi ed io! e lo seguì carponi. Strisciarono per un bel pezzo giù per un corridoio ripido e tortuosissimo, e finalmente giunsero in un punto dove le radici di un grosso albero, che si elevava per trenta piedi, avevano spostato una grossa pietra nella parete. Scivolarono attraverso la breccia, e si trovarono sotto una grande volta il cui tetto a cupo la, sfondato dalle radici degli alberi, lasciava filtrare la luce che rompeva le tenebre.

Una tana sicura questa, disse Mowgli, che si era rialzato e ben piantato sui piedi, ma troppo lontana per viverci tutti i giorni. E adesso che c’è da vedere?

E io non conto niente? disse una voce nel mezzo della volta; e Mowgli vide qualche cosa di bianco che si muoveva, finché un poco alla volta gli si rizzò davanti il più grosso cobra che egli avesse mai visto; un serpente lungo quasi otto piedi, che a forza di vivere nelle tenebre era diventato bianco come l’avorio antico.



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