Il sosia by Fedor Dostoevskij

Il sosia by Fedor Dostoevskij

autore:Fedor Dostoevskij [Dostoevskij, Fedor]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2013-09-26T22:00:00+00:00


9.

Sembrava che ogni cosa e la natura stessa si fossero armate contro Goljadkin; ma era ancora in piedi e non ancora vinto; sentiva di non essere vinto. Era pronto alla lotta. Ripresosi dal primo stupore, si stropiccio le mani con tanto sentimento e tanta energia che, al solo vederlo, si sarebbe potuto concludere che Goljadkin non avrebbe ceduto. Del resto, il pericolo era li, sotto il naso, era evidente; Goljadkin sentiva anche questo, ma come affrontarlo, quel pericolo? Ecco il problema. Per un istante, nella testa di Goljadkin frullo perfino il pensiero se non avrebbe invece dovuto lasciare le cose com'erano e rinunciare, semplicemente. "Be', che c'e? Niente. Io me ne staro per conto mio, come se non fossi io" pensava Goljadkin; "lascio perdere tutto; non sono io, e tutto e finito: lui pure, forse, se ne stara per conto suo; brancolera un po', il birbante, certo, si rigirera, ma finira con il piantarla pure lui. Sicuro, ecco come stanno le cose! Io raggiungero lo scopo con la rassegnazione. E poi, dov'e il pericolo? E che pericolo c'e? Vorrei proprio che qualcuno mi facesse vedere un pericolo in questa faccenda. E' una cosa da niente! Una storia comunissima!" A questo punto Goljadkin si fermo. Le parole gli morirono in gola; poi arrivo addirittura a insultarsi per quel pensiero e giunse al punto di convincersi di essere un vile e meschino per avere avuto quel pensiero, la faccenda pero non si mosse di un'unghia dal punto in cui si trovava. Si rendeva conto che per lui era una inevitabile necessita prendere una decisione in quel preciso momento; si rendeva perfino conto che avrebbe dato chissa cosa a chi gli avesse indicato quale decisione dovesse davvero prendere.

Be', ma come indovinarla? D'altronde, mancava anche il tempo per provare a indovinarla. In ogni caso, per non perdere minuti preziosi, noleggio una carrozza e via a casa, come il vento.

"Ebbene? come ti senti adesso?" penso. "Come favorite di sentirvi, Jakov Petrovic'? che cosa hai intenzione di fare? Che cosa farai adesso, farabutto che sei, canaglia che non sei altro! Ti sei ridotto a questo punto e ora piangi e frigni, eh!" Cosi prendeva in giro se stesso Goljadkin, sobbalzando sullo scricchiolante trabiccolo del suo "vankal"(1). Stuzzicarsi e rimestare cosi nelle proprie ferite dava in quel momento a Goljadkin una certa soddisfazione, quasi una volutta. "Se ora" andava pensando, "mi si presentasse un qualche mago o se, in via ufficiale, mi toccasse fare in un modo piuttosto che in un altro, e mi si dicesse: su, Goljadkin, da' un dito della mano destra e i conti saranno pari: non ci sara piu un altro Goljadkin e tu sarai felice, ma ti manchera un dito; lo darei immediatamente il dito, senz'altro lo darei, lo darei senza la piu piccola smorfia di dolore. Che i diavoli si portino via tutto!" esplose alla fine il disperato consigliere titolare. "Ma via, che cos'e tutto questo?

Ma, insomma, bisognava proprio che capitasse tutto questo, proprio questo, ecco, veramente tutto questo, come se



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