Inferno by August Strindberg

Inferno by August Strindberg

autore:August Strindberg
La lingua: ita
Format: mobi, epub
editore: Yorikarus @ TNTVillage
pubblicato: 2013-09-26T22:00:00+00:00


VIII. Beatrice

Una carrozza di piazza mi trasporta dalla Stazione di Stettino alla Stazione di Anhalt, a Berlino.

Questo tragitto di mezz’ora è per me come una corsa attraverso una macchia di spini, tanti e tanto vivi ricordi mi pungono il cuore.

Prima percorro la via dove abitava il mio amico Popovsky, con la sua prima moglie, ignorato e incompreso, sempre in lotta con la miseria e con le passioni. Adesso la moglie è morta, i suoi bambini sono morti, in questa casa qui a sinistra; la nostra amicizia si è mutata in odio implacabile.

Qui, alla mia destra, è la Birreria degli artisti e dei letterati, scena di tante orgie di genialità e d’amore.

Là la Cantina Italiana, luogo di convegno con la mia fidanzata d’allora, or sono tre anni, dove convertimmo in Chianti i miei primi onorari d’Italia.

Laggiù lo Schiffbauerdamm, con la pensione Fulda, dove abbiamo vissuto da sposi novelli. Qui il mio teatro, il mio libraio, il mio sarto, il mio farmacista.

Quale istinto malvagio ha consigliato il cocchiere a condurmi per questa via dolorosa, lastricata di memorie sepolte che, in quest’ora notturna, si ridestano come tanti fantasmi? Non riesco a capacitarmi perché proprio debba passare per questa strada, dove c’è la nostra taverna del Porcellino Nero, già famosa come locale preferito da Heine e da E. T. A. Hoffman. Il padrone è lì, in persona, sulla scalea sotto quella bestia che sta appesa su come insegna. Mi guarda e non mi riconosce. Per un attimo, dall’interno, il lampadario pieno di luci mi manda i suoi raggi col riflesso delle centinaia di bottiglie che lì stanno allineate, e risuscita in me le memorie di un anno della mia vita, un anno più degli altri ricco di dolori e di gioie, di amicizia e d’amore. E io, insieme, sento fortemente che tutto ciò è finito, conchiuso, e che deve restare sepolto per lasciare il posto alle cose nuove.

* * *

Dopo che, questa notte, ho dormito a Berlino, mi ridesto all’alba e, su dal tetto, mi saluta dal cielo, ad oriente, uno splendore rosato, ma di un rosa carico, intenso. E mi ricordo allora d’avere contemplato questo stesso colore di rosa a Malmö, la sera prima della mia partenza. Lascio questa Berlino che per me era diventata una seconda patria, nella quale ho vissuto la mia seconda primavera, e la mia ultima. Alla Stazione di Anhalt abbandono, insieme con le memorie, anche ogni speranza di una nuova primavera e di un nuovo amore, che non potrà tornare mai più.

* * *

Ho pernottato a Tabor, dove mi ha accompagnato lo splendore rosato del cielo e ora scendo, attraverso la Selva Boema, verso il Danubio.

Lì cessa la strada ferrata e in carrozza penetro in questo bassopiano che accompagna il Danubio fino a Grein; viaggio tra meli e peri, tra campi di granaglie e verdi praterie, e scopro laggiù, in fondo, su di un’altura della sponda opposta del fiume, la chiesuola nella quale non sono mai entrato, ma che costituisce il punto saliente di tutto il paesaggio che si apriva davanti alla casuccia dove è nata mia figlia, nel maggio indimenticabile di due anni fa.



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