Io sono Mia (Italian Edition) by Max Giovagnoli

Io sono Mia (Italian Edition) by Max Giovagnoli

autore:Max Giovagnoli [Giovagnoli, Max]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton
pubblicato: 2018-03-29T16:00:00+00:00


Kolbeinn e Thorir

Gli spalti sono deserti, puliti e ben montati. I fari tutti accesi e funzionanti. La pioggia degli ultimi giorni ha creato un manto soffice e brillante, d’un intenso verde smeraldo. L’efficienza e la tranquillità dello stadio contrastano con le mani elettriche e il timbro agitato di Kolbeinn. Sta per esplodere, e Thorir ha cercato di farlo ragionare per tutta la sera, invano.

«Non resterò a guardare mentre quei maiali ci tolgono tutto!», ruggisce il ragazzo che fa su e giù come un’orca tra le gradinate.

Ce l’ha sempre con gli osservatori e con la Vestcod. Uscire a caccia è sempre più difficile e la morsa dei controlli si sta stringendo in fretta intorno al collo del club.

«Dobbiamo restare calmi. Non troveranno nulla e si stuferanno, vedrai», insiste Thorir.

«Continuano a crescere anche di numero. Ne abbiamo contati trenta, questa settimana. L’hai visto anche tu, giù al porto!».

«Sulla Kráka non sono mai saliti, comunque. E non sembrano interessati alla squadra né a Klíf, per fortuna».

«Klíf? Allora ti sei deciso a ricomprarla?», respira un attimo, Kolbeinn.

«Ci sarà più spazio, lassù. E trasferire gli uffici della squadra avrà anche un significato… simbolico. Magari guadagneremo di nuovo qualche titolo sui giornali».

«Da una fattoria delle Vestmannaeyjar alla Champions League», ironizza Kolbeinn, che all’inizio s’era occupato dei rapporti con la stampa. «Ma sei sicuro?»

«Al contrario! Certe volte mi chiedo se non sia venuto il momento di fermare tutto!».

«Non se ne parla!», scatta subito Kolbeinn. «Con la squadra fa’ come vuoi, ma al club penso io!», e gli punta l’indice sul petto. «Le balene sono arrivate nell’arcipelago prima di noi e gli uomini di quest’isola le hanno sempre cacciate. Non ci piegheremo alla volontà di altri né tantomeno a leggi non nostre!».

«E gli altri la pensano come te?», lo provoca Thorir.

«Perché, senza la stagione quanti di loro credi che resterebbero a Heimaey? Ricomincerebbero le migrazioni. E tutto il lavoro di Ása per migliorare la condizione dei giovani dell’isola…», ribatte Kolbeinn.

«Dimentichi la squadra!».

«Non basta».

«A maggior ragione, allora: è il momento di scegliere!», insiste sullo stesso punto il Corvo. Ma Kolbeinn non raccoglie. Partire. Cambiare vita. È ancora così giovane…

«Tutti abbiamo scelto tempo fa: abbiamo votato per un progetto. Quello di tua moglie! E poi per la caccia».

«Erano tempi diversi».

«La sostanza non è cambiata, però! La HFC e i suoi calciatori servono a far sognare la gente ma sono la Vestcod e il bracconaggio che ci danno da mangiare».

«C’è sempre il Þjóðhátíð», rilancia Thorir, e gli indica il palco del festival già allestito nella caldera del vulcano. La loro cassaforte personale.

«Una settimana di musica per un anno di spese! Senza contare che la fabbrica taglierà altri venti posti, a Natale!», ribatte Kolbeinn.

«Sono solo voci».

«Ma pesano come macigni! E noi abbiamo bisogno di certezze. I nostri competitor in Norvegia guadagnano il doppio, navigano su navi-officina e non devono nascondersi come ladri una notte sì e l’altra pure!».

«Lascia stare gli stranieri».

«Fallo anche tu, allora!».

«Di cosa parli?»

«Della proprietaria della fattoria, di chi altro?»

«Di tutto abbiamo bisogno fuorché di clamore, con gli osservatori in giro.



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