Italo by Ernesto Ferrero

Italo by Ernesto Ferrero

autore:Ernesto Ferrero [Ferrero, Ernesto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2023-09-11T12:00:00+00:00


I dilemmi dello scrutatore

È andato a vivere al numero 80 di via Santa Giulia, nel quartiere ex operaio di Vanchiglia, in un appartamento a pianterreno di nuova costruzione, affacciato sul Po, nello stesso palazzo in cui abita l’editore nell’ala accanto. Lí gli arriva il rombo «fluido e cupo della rapida» del ponte di piazza Vittorio e dalla riva opposta gli scoppi di vitalità animale che si levano dalle gabbie dello zoo. Pochi mobili. Un rustico seggiolone in legno grezzo che sembra il trono di un re alpino. Un grosso armadio che nella parte superiore offre dei ripiani a vista, di fronte un armadietto-vetrinetta con dentro ben ordinate le pubblicazioni scientifiche dei genitori. Rustico anche il tavolo, con sopra la Olivetti Studio, solenne come un totem. Sembra l’appartamento anonimo di uno studente fuori corso che non ama gli studi che fa e la città che lo ospita. Quando l’editore lo invita a cena, cerca di ospitare anche qualcuno dei diletti amici pittori o gli autori di passaggio per ravvivare la conversazione. Italo i letterati li guarda come una fauna pittoresca, un po’ troppo prevedibile. È piú contento quando si parla di arte. Invidia il grande cretto brunito di Burri che l’editore ha in salotto e anche i grossi Twombly, garbuglio di linee che sembrano una matassa di materia grezza da cui si può cominciare a filare la scrittura.

L’editore ordina i libri che pubblica per collane, sono bellissimi visti cosí in parata, un esercito dalle livree di irraggiungibile eleganza: i rossi dei Saggi, i verdi della biblioteca storica, i gialli della filosofia. Sono un perfetto elemento d’arredo. L’editore non ha il problema di organizzarli tematicamente, come fa Italo. Non ha tempo per leggere, libri e autori li intuisce, come se gli piovesse in capo «un’alta luce che da sé è vera» di dantesca memoria. Ci azzecca sempre.

Gli anni passano ma Italo resta fedele alla sua divisa: giacche un po’ striminzite, pullover grigi o a rombi marroni, scarpe con la suola di para, cravatte larghe anni Cinquanta, dai motivi geometrici e dai colori smorti. L’abbigliamento di un esponente del ceto impiegatizio che non ha ambizioni di carriera. Lui le abbina a caso e le porta con una sorta di distrazione infastidita, ma si piega al dovere della cravatta, che sente come una specie di obbligo istituzionale. Fa dei grossi nodi, come a sottolineare il fastidio di un ingombro assurdo. Forse nella casualità di quello che indossa c’è anche una piccola vena polemica verso «il padrone», che invece esibisce raffinate giacche color pastello, ed è sempre inappuntabilmente british, di un’eleganza che consiste nel non farsi notare come tale. Ma si sa, lui possiede soltanto cose esclusive che ha scovato chissà dove, ha fornitori che conosce solo lui.

Einaudi con lui ha un rapporto privilegiato. Sa di poter contare su un consigliere competente, disinteressato, leale, riservato, che ha senso pratico, non approfitta della sua autorevolezza, non attizza rivalità e competitività, non ha ambizioni di carriera. Quando Italo arriva da Parigi lo sequestra subito, si chiudono nel suo studio.



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