La donna rubata by William P. McGivern

La donna rubata by William P. McGivern

autore:William P. McGivern
La lingua: ita
Format: azw3, epub
Tags: Noir
editore: Longanesi & Co
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Capitolo XII

CROWLEY bussò piano alla porta della signora Bradley e quando lei disse: «Sì?» esitò per un attimo, augurandosi che esistesse un modo per evitare l’incontro. Sarebbe stato difficile per lui e penoso per lei… ma doveva affrontarlo. «Sono Crowley», disse. «Devo parlarvi per un minuto.»

«Entrate pure», rispose lei.

Crowley aprì la porta ed entrò nella stanza buia. Non la vide subito; le tende erano tirate e soltanto la luce di una lampada da notte illuminava il letto imbottito, color cremisi. Il riflesso splendeva sul quadrante di un orologio e traeva raggi di luce da un braccialetto posato sul tavolino. Poi lei disse: «Sono qui». Crowley si volse e la vide, era seduta in una poltrona accanto alla finestra, con le braccia strette al seno. Un raggio di luce filtrava dalle persiane e sfiorava i lisci capelli biondi, ma il viso e gli occhi rimanevano nell’oscurità.

«Abbiamo trovato qualche cosa che potrebbe essere un indizio», disse Crowley dolcemente. «Tre settimane fa, un uomo è venuto qui a controllare i telefoni. Così ha detto alla bambinaia, ma non era mandato dalla compagnia telefonica. Vogliamo trovare quell’uomo e ci occorre il vostro aiuto.»

«Non vi ho aiutato gran che finora, vero?»

«Non potevate far nulla.»

«Potevo star zitta.» Lo guardò e lui le vide la tristezza negli occhi. «Non so perché me la sia presa con Dick e con suo padre, ma non riesco a pensare. Lo so che gli uomini che hanno preso Jill non la riporteranno mai. Sono stata nella sua stanza: non hanno preso niente di quello che le occorre: vestiti, coperte, talco, olio… non hanno toccato niente… Hanno preso lei e basta.»

«Hanno preparato in precedenza le cose che potevano servirle, signora Bradley. Non avevano il tempo di frugare nella nursery per prenderle.»

«Ma non posso sperare, non posso nemmeno pregare. Ed è terribile.»

«Lo capisco. Ho una figlia anch’io. Posso capire quello che sentite, credetemi.»

«Ma la vostra bambina è a casa con sua madre. È… ben diverso.»

Crowley si inumidì le labbra. «No, è all’ospedale. Ha sempre mal di testa e il dottore ha voluto tenerla in osservazione per capire la causa.»

«Ma che cos’ha?»

«Non lo sanno.»

«Ma è impossibile…» pareva meravigliata. «Lo dovrebbero capire subito, a meno che…» si interruppe e fece un breve gesto inutile con le mani. Si guardarono in silenzio.

«Certo», disse lui infine. «Dovrebbero saperlo subito, a meno che non si tratti di un tumore o di un cancro.»

«Mi dispiace.» Il riflesso della luce le sfiorò il viso e quando alzò gli occhi, Crowley vide che piangeva. «Perché non siete con lei? Perché non siete a casa con vostra moglie?»

«Oh Cristo!» esclamò Crowley. «Non volevo venirvi a raccontare i miei guai, volevo soltanto farvi capire che non sono unicamente una macchina calcolatrice, mandata qui a far conti. Sentite, che ne direste di una sigaretta?»

«No, no grazie.»

Crowley accese la sigaretta e poi fissò l’accendino, facendolo girare piano tra le dita. «Ho passato la notte scorsa a parlare con vostro marito, della sua scuola, degli amici, dei soci d’affari, del vostro matrimonio. Ma ho capito meglio voi di quanto non abbia capito lui.



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