La famiglia Piotta by Silvino Gonzato

La famiglia Piotta by Silvino Gonzato

autore:Silvino Gonzato [Gonzato, Silvino]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Neri Pozza
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


10.

Arrivare alla fattoria dei Vacamòra in un giorno di pioggia e dopo che anche nei due giorni precedenti era piovuto, non era agevole perché per buona parte la strada era di terra, la stessa terra grassa dei campi che si trasformava in fango. Delfina e Arci erano andati dagli amici contadini per chiedere se avrebbero accettato che nell’appartamento accanto al fienile fossero andati ad abitare Gloria e Kosi, sempre che il ragazzo avesse acconsentito a lasciare il lavoro di cameriere per salire in sella a un trattore. Gelmo e Bruna erano seduti in cucina e, quando videro arrivare l’auto dei Piotta, si affacciarono entrambi alla porta. Gelmo aveva in testa il cappello di paglia e Bruna si stava slacciando il grembiule. Delfina e Arci furono fatti accomodare in cucina e Gelmo posò subito sul tavolo un fiasco di rosso. I primi dieci minuti di conversazione furono dedicati al braccio ingessato di Arci. «Me lo sono rotto andando a sbattere in bicicletta contro un platano».

«Purtroppo può succedere» confermò Delfina. «Lungo le strade ci sono troppi platani, bisognerebbe sfoltirli».

«Eccome» rispose Bruna. «Sono un pericolo. Al Tano, un parente di Gelmo, è andata peggio. Ci è andato a sbattere ma con la moto. Credo però che fosse un tiglio, vero Gelmo che era un tiglio? Anche i tigli sono troppi. Gli hanno fatto il funerale l’altro giorno. Raccontagli del funerale, Gelmo».

Gelmo era andato a prendere un salame e lo stava affettando con un grosso coltello direttamente sul legno della tavola. «Cosa vuoi che racconti? I funerali sotto tutti uguali» rispose.

«È vero» disse Bruna. «Ci sono sempre il solito morto, i preti, i parenti e i becchini. Ma adesso diteci che siete venuti per darci la buona notizia che venite ad abitare qui da noi».

«C’è un imprevisto» disse Delfina. «Mia figlia Gloria è rimasta incinta e si deve sposare. I ragazzi non sanno dove andare e allora io ho pensato che potrebbero venire qui, sempre che lui si faccia convincere a dare una mano nei campi a Gelmo perché adesso fa il cameriere in una pizzeria».

Bruna apparve un po’ contrariata. «Be’» disse comunque, «se decidesse di lavorare per noi, la casa c’è».

Gelmo si era alzato per guardare fuori dalla finestra. «Diluvia» disse «e non credo che smetterà presto. Se continua così mi vanno in mona le ciliegie».

«È un bravo ragazzo?» chiese Bruna.

«Per essere un bravo ragazzo lo è» rispose Arci, precedendo la moglie. «Ma ha il difetto di essere nero».

«Non è un difetto, Arci» lo zittì Delfina, «per lo stesso motivo noi bianchi per i neri siano difettosi».

«Sì, però i negri...» si intromise Gelmo.

«Però i negri niente» lo interruppe Bruna. «Lascia parlare Delfina».

«Io avevo finito» disse Delfina.

«Quando nascerà il negretto?» chiese allora Bruna.

«Ai primi di gennaio» rispose Delfina, «ma non sarà del tutto nero perché Gloria è bianca».

«Marrone. Dovrebbe nascere marrone» disse Arci.

«Se però i negri fossero rimasti a casa loro...» disse Gelmo che si era acceso un toscano.

«Bravo» concordò Arci. «La cosa sta tutta qui. Se non fossero venuti qui non mi avrebbero messo incinta la figlia».



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