La forza del bene by Daniel Goleman

La forza del bene by Daniel Goleman

autore:Daniel Goleman
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
Tags: Mind & Spirit, Body, General
ISBN: 9788858679661
editore: Rizzoli
pubblicato: 2015-06-17T22:00:00+00:00


Donne leader

Un giorno, nel remoto distretto pakistano di Swat, un uomo salì a bordo di un autobus diretto a scuola e chiamò a gran voce Malala Yousafzai. Poi le sparò alla testa.

Ha puntato l’arma contro di lei perché era diventata la portavoce di un movimento che chiedeva istruzione per le donne – un’idea fortemente avversa agli estremisti talebani. Ma Malala non si scoraggiò, e sfruttò la pubblicità che ottenne dall’attentato fallito per portare avanti la sua crociata. Il suo libro Io sono Malala è annoverato tra i bestseller mondiali, e la ragazza è diventata la più giovane vincitrice del Premio Nobel per la pace.

Il riconoscimento è stato condiviso tra Malala e Kailash Satyarthi, un attivista indiano che combatte il lavoro minorile forzato: fin troppo spesso i bambini vengono venduti come schiavi dalle loro famiglie ridotte in miseria, e costretti a cucire tappeti, a lavorare nelle fabbriche tessili o a rischiare la vita in minuscoli tunnel nelle miniere di carbone.14 Sia Malala sia Kailash si battono con passione per il diritto all’istruzione di tutti i bambini, un diritto che viene negato non solo ai più poveri ma anche, in maniera abnorme, alle ragazze.

Dopo l’annuncio del Nobel, Malala ricevette una lettera in cui il Dalai Lama le scriveva di essersi commosso quando si era reso conto della «forza tremenda» che aveva dimostrato per tornare in salute dopo l’attentato. «Hai continuato, a testa alta, a promuovere il diritto basilare all’istruzione, e per questo meriti solo ammirazione.»

La Yousafzai incarna il concetto stesso di leadership femminile, che il Dalai Lama ritiene essenziale per il futuro. È un argomento che menziona di frequente e, quando gli chiedo di parlarmene, mi racconta una storia che, all’inizio, mi sembra una digressione.

Un medico svizzero che l’aveva curato per un problema all’occhio invitò il Dalai Lama nel suo piccolo chalet di montagna, un rifugio di caccia, e gli mostrò la sua collezione di fucili e una serie di trofei, le teste impagliate degli animali cui aveva sparato, appesi alle pareti. Sua Santità mi confida con una risata che era stato molto tentato di dirgli qualcosa come «Macellaio!», ma per correttezza aveva deciso di tacere.

Dopo avermi riferito questo aneddoto, mi fa notare che la caccia, di solito, è considerata uno sport maschile, giunto fino a noi dai tempi antichi, quando gli uomini avevano bisogno di cacciare per aiutare le loro famiglie a sopravvivere. Questa consuetudine era nata in un periodo della storia umana in cui, suppone, sembrava che non esistesse il concetto di leadership.

Alcuni storici (soprattutto, puntualizza, quelli di taglio marxista) affermano che in origine tra gli uomini non esistevano distinzioni di classe: vivevano in piccoli gruppi condividendo tutto ciò che avevano. Poi, con l’aumento della popolazione in seguito all’avvento dell’agricoltura, sorse il concetto di «mia terra, mia proprietà». E contemporaneamente si verificarono i primi furti e le prime rapine: le persone cominciarono quindi a sentire il bisogno di affidarsi a governanti potenti, che impedissero i crimini e imponessero la giustizia. A quei tempi, per diventare un leader, bisognava essere forti



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