La furia delle immagini by Joan Fontcuberta

La furia delle immagini by Joan Fontcuberta

autore:Joan Fontcuberta [Fontcuberta, Joan]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858428221
editore: Einaudi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Figura 53. Ugo Mulas riflesso nell’opera di Michelangelo Pistoletto, Vitalità del negativo, 1970 (Fotografia Ugo Mulas © Eredi Ugo Mulas. Tutti i diritti riservati).

Michelangelo Pistoletto, un altro artista che non ha potuto resistere alla tentazione delle superfici speculari, sostituiva la tela con uno specchio, per cui i suoi quadri (di solito fotografie serigrafate) sono immagini che si dispiegano su supporti specchianti. In questo modo, l’opera non solo assume il riflesso dello spazio che la contiene, ma include necessariamente anche lo spettatore. Quando queste opere dovevano essere riprodotte su catalogo, i fotografi professionisti s’ingegnavano per non finire nel riflesso essi stessi, ad esempio utilizzando il decentramento dell’obiettivo nelle loro macchine a banco ottico. Questo risultato ‘igienizzato’ era sgradito a Pistoletto perché significava esattamente non capire l’essenza delle sue intenzioni. Quando alla fine diedero incarico a Mulas di realizzare queste riproduzioni – ciliegina sulla torta – egli non si fece alcuno scrupolo nel mettersi di fronte all’opera e apparire in essa con la sua macchina fotografica e il suo treppiede, cosciente di far parte di un intorno che l’opera si proponeva giustamente di includere. È ovvio che queste furono le riproduzioni (o interpretazioni?) che alla fine piacquero a Pistoletto. Bonillas cerca un effetto simile, nel suo caso non attraverso l’azione bensí con il ritrovamento, tramite un gesto non piú propositivo ma analitico. Quattro decadi separano Pistoletto, le Verifiche e Las ideas del espejo di Bonillas. Il mondo è un altro, ma rimane valida l’indagine critica attraverso il linguaggio e l’immagine. Mulas lavorava nel mondo reale, Bonillas in questo doppio del mondo che è l’archivio. Mulas si consegna all’atto del vedere, Bonillas esplora lo sguardo dell’altro. Mulas s’interessa all’atto del fotografo, Bonillas alla vita della fotografia. Pistoletto invita lo spettatore a entrare nel quadro, Bonillas sgombera i clandestini dal quadro.

Maneggiare le apparizioni sugli specchi come fa Bonillas attiva una serie di contingenze. Per iniziare, a causa della casualità del ritrovamento (di fatto una doppia casualità: quella della foto in sé come oggetto e dello specchio nella foto come immagine), il progetto entra in relazione con i surrealisti: dall’objet trouvé siamo passati alla photo trouvée. Però Bonillas dà un giro di vite per arrivare a una categoria piú profonda, quella di réflexion trouvée. Il riflesso, certo, ma anche la riflessione, l’introspezione, l’inconscio dello sguardo imprigionato nell’immagine: a liberarlo sono il caso e lo sguardo accurato dell’artista. Ricordiamo le foto di Eugène Atget, con le facciate dei negozi parigini che affascinarono Man Ray e soci proprio per quei riflessi misteriosi nelle vetrine e nelle vetrate: effetti fortuiti ed evanescenti, senza dubbio invisibili a occhio nudo però rievocati dall’esorcismo fotografico. Se le foto di Atget sono sembrate registrazioni forensi della scena di un crimine, questi riflessi sarebbero allora un’altra specie di optogrammi che catturano il passaggio di presunti sospetti e forse, addirittura, dell’assassino.

Riguardo alla psicoanalisi, Bonillas fa riferimento alle deviazioni dal quadro «attraverso le quali parla lo specchio»5. In questo modo siamo obbligati a pensare a ciò che dice lo specchio, ma anche a ciò che non dice.



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