La grande vergogna. L'Italia delle leggi razziali by Carlo Brusco

autore:Carlo Brusco [Brusco, Carlo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fascismo, antisemitismo, discriminazioni razziali, persecuzioni degli ebrei
ISBN: 9788865793398
Google: cGiYxgEACAAJ
editore: Abele
pubblicato: 2019-05-14T22:00:00+00:00

3. Le posizioni di papa Pio XI

Vi furono, contro il regime nazista, prese di posizione, anche ufficiali, della Chiesa cattolica (addirittura un’enciclica di papa Pio XI: Mit brenneder Sorge), ma l’impressione è che fossero dirette, più che contro la persecuzione razziale, contro la concezione pagana del mondo che emergeva dalle teorie naziste e in particolare da quelle del più strenuo sostenitore di questa visione, Alfred Rosenberg17. Del resto subito dopo la proclamazione dello Stato a partito unico, il 20 luglio 1933 il regime nazista stipulò con il Vaticano un concordato che, pur riconoscendo senza limiti la libertà di culto, inibiva al clero ogni presa di posizione politica18.

In Italia le voci ufficiali di dissenso, manifestate formalmente da parte delle istituzioni ecclesiastiche cattoliche, furono indirizzate pressoché esclusivamente alla soluzione del tema dei matrimoni misti (per i quali fu denunziata la violazione del concordato del 1929) e a quello delle conversioni, con la richiesta, respinta al mittente, di esonerare dall’applicazione delle leggi razziali coloro che si erano convertiti in epoca anteriore alla loro emanazione19. Ancora nel 1939, in pieno sviluppo della legislazione razziale, padre Agostino Gemelli non trovò di meglio che rinnovare agli ebrei l’accusa di essere un «popolo deicida»20.

Papa Pio XI espresse in varie occasioni posizioni, anche molto forti, contro l’antisemitismo. Ciò avvenne, per esempio, il 6 settembre 1938 (il giorno dopo l’approvazione della prima legge razziale) quando il pontefice incontrò privatamente gli esponenti di una radio cattolica belga autorizzandoli a rendere pubblico quanto da lui detto. Queste le parole da lui pronunciate (e mai smentite) nel corso dell’incontro: «No, non è lecito ai cristiani prendere parte a manifestazioni di antisemitismo. Noi riconosciamo a chiunque il diritto di difendersi e di adoperare ogni mezzo per proteggersi da chi minaccia interessi legittimi. Ma l’antisemitismo è inaccettabile. Noi siamo tutti spiritualmente dei semiti»21. È significativo, peraltro, che l’Osservatore romano, pur avendo dato notizia dell’incontro, abbia omesso di riportare il contenuto delle affermazioni del papa. Già in un precedente incontro con gli allievi del Pontificio collegio urbano di propaganda avvenuto il 28 luglio 1938 (due settimane dopo l’approvazione del Manifesto sulla razza), Pio XI aveva espresso, sia pure in modo meno esplicito, concetti analoghi ribadendo «che cattolico vuol dire universale […], non razzistico, non nazionalistico nel senso separatistico di questi due attributi», suscitando una dura reazione di Mussolini che rispose: «anche sulla questione della razza noi tireremo dritto»22.

Insomma, il papa era chiaro nel giudizio sul razzismo e sull’antisemitismo (ma veniva censurato anche dall’Osservatore romano!) mentre le istituzioni ecclesiastiche sembravano preoccupate solo di quanto sarebbe avvenuto dei matrimoni misti e della sorte dei convertiti. Non sembra quindi ingeneroso il giudizio che De Felice ha dato del comportamento della Santa Sede nei confronti delle leggi razziali qualificandolo come «sostanzialmente timido e rivolto non a difendere gli ebrei, ma a difendere precise prerogative della Chiesa cattolica in Italia»23.

Si aggiunga che, in un accordo riservato intervenuto a metà agosto 1938 tra il Governo fascista e padre Tacchi Venturi, segretario generale della Compagnia di Gesù – il cui testo è

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