La nave dei veleni by Alberto Maritati

La nave dei veleni by Alberto Maritati

autore:Alberto Maritati [Maritati, Alberto]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Itinerari Laterza
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2021-11-15T00:00:00+00:00


Un faro all’orizzonte

Qualche giorno dopo l’impresa, verso la metà di dicembre, il giornalista Remigio Benni, che seguiva il caso come inviato dell’ANSA ormai da parecchi mesi, mi portò una copia di «Ecos»19, la rivista mensile dell’ENI (Ente nazionale idrocarburi), sulla cui copertina spiccava la fotografia di un sommozzatore che si introduceva nella «campana», lo strumento con cui gli operatori subacquei raggiungono, in immersione guidata e alle giuste condizioni di pressione, profondità rilevanti. Si trattava di un numero speciale della rivista – I pionieri del mare. I mezzi, gli uomini e la capacità di intervento su alti fondali della consociata Saipem – interamente dedicato a illustrare i lavori che la Saipem, del gruppo ENI, effettuava nei mari di tutto il mondo (come, ad esempio, la posa di tubi e cavi su fondali oceanici), e le attrezzature all’avanguardia di cui si serviva.

Erano mesi che cercavo disperatamente di acquisire informazioni su ditte e società capaci eventualmente di svolgere il delicato lavoro di recupero di tutto il carico di bidoni della Octel a quella profondità, e mi ero ormai quasi rassegnato a dover rivolgere lo sguardo oltreconfine, fino in America, prevedendo enormi esborsi da parte dello Stato italiano. Incrociai con Remigio uno sguardo di comprensione: poteva essere la strada giusta.

Lessi la rivista con interesse e gioia indescrivibili, forse avevo individuato i professionisti affidabili che cercavo e per di più all’interno di una delle più grosse compagnie di Stato italiane. Si trattava, ora, di stabilire l’opportuno contatto con i responsabili. Articolo alla mano, cominciai con l’informarmi sui vertici dell’ENI; mi fu fatto il nome dell’ingegner Pietro Sette, che in quegli anni ne era il presidente. Lo interpellai telefonicamente e gli spiegai i termini della questione.

Non conoscevo il mio interlocutore e – memore dei comportamenti dei funzionari pubblici con cui avevo finallora interagito – temevo fortemente che non cogliesse la complessità e l’urgenza della questione. Sottolineai con la mia migliore arte retorica che solo con la sua disponibilità e con i mezzi a disposizione della Saipem sarebbe stato possibile impedire il temuto disastro ambientale.

L’ingegner Sette mi ascoltò in silenzio, infine chiese in che modo avrebbe potuto soddisfare le mie esigenze nell’ambito di un processo giudiziario. Gli spiegai la possibilità di nominare la Saipem ausiliaria del giudice e il ruolo che avrebbe di conseguenza rivestito quella società, secondo le previsioni del nostro codice di procedura penale.

La risposta di Sette fu lapidaria: «Se lei riterrà di avere bisogno, noi proveremo ad esserci». Questa frase, senza orpelli e senza esitazioni, mi diede quasi l’impressione di una leale stretta di mano tra gentiluomini, facendomi pensare di aver finalmente trovato la collaborazione di un uomo per bene.

Tra la fine del 1976 e i primi giorni del 1977 si moltiplicarono le riunioni dei cittadini del Salento che chiedevano a gran voce il recupero del piombo senza ulteriori indugi da parte del governo. Ricordo in particolare un’assemblea popolare che si svolse a Otranto il 16 gennaio 1977, alla quale partecipai, in cui erano presenti anche rappresentanti politici del territorio. Le preoccupazioni della cittadinanza



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