La paura ferisce come un coltello arrugginito by Giulia Scomazzon

La paura ferisce come un coltello arrugginito by Giulia Scomazzon

autore:Giulia Scomazzon [Scomazzon, Giulia]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biography & Autobiography, General, Personal Memoirs, Family & Relationships, Death; Grief; Bereavement, Medical, AIDS & HIV
ISBN: 9791254800126
Google: uk2lzwEACAAJ
editore: nottetempo
pubblicato: 2023-03-14T23:00:00+00:00


Assonanze

Chissà se l’assenza di coraggio, che in me ha del patologico, è un fatto comune tra gli orfani di AIDS. Qualche anno fa, la cronaca italiana diede una triste fama alla vigliaccheria di un orfano di madre sieropositiva. Valentino Talluto, più noto come “l’untore di HIV”, è nato nel 1984 da una ragazza madre, un’ex tossicodipendente sieropositiva, morta quando lui aveva quattro anni. La sua storia ha dei punti di contatto con la mia: Talluto è stato cresciuto dalla nonna e, secondo le ricostruzioni giornalistiche, anche lui ha scoperto la causa della morte della madre solo dopo aver compiuto diciotto anni. In questo momento, Talluto sta scontando ventiquattro anni di carcere per lesioni aggravate dopo aver infettato oltre trenta ragazze con il virus dell’HIV. L’accusa ne aveva chiesto l’ergastolo per epidemia dolosa, facendone il primo e unico caso nel suo genere in Italia. La tv e la stampa l’hanno dipinto come un mostro, ricalcando gli stessi toni indignati dell’accusa: per i media e la procura Talluto è “la banalità del male ai tempi delle app di dating”. Più di qualche volta ho pensato di scrivergli come scriverei a un fratellastro mai conosciuto, per scoprire le nostre somiglianze oltre il male del sangue materno, la nonna-tutrice, il peso di ciò che rimane nascosto e taciuto. Ho letto e visto tantissime cose sul suo conto, ma non sono riuscita a trovare da nessuna parte le risposte alle domande che vorrei porgli e che mi tormentano. Pare che Talluto abbia ereditato il virus-arma-del-delitto dalla madre, “pare” perché di certo c’è solo che nel 2006 il reo era risultato positivo all’HIV all’ospedale Spallanzani di Roma e aveva scelto di non sottoporsi alla cura farmacologica che avrebbe reso la sua carica virale troppo bassa per innescare il contagio doloso di cui si è poi reso colpevole. Come può essere un’ipotesi e non un fatto l’origine della sua sieropositività? La trasmissione del virus è avvenuta da madre a figlio o da Ignoto X a Valentino? La nonna e i parenti possono davvero avergli tenuto nascosto per vent’anni di essere sieropositivo? Secondo le ricostruzioni giornalistiche sì, è possibile, anzi è vero, ma io non ho trovato prove certe, solo illazioni.

Ricordo che da piccola, prima di ogni visita medica, mia nonna mi chiedeva di aspettare in sala d’attesa giusto il tempo necessario per dare al medico di turno le informazioni confidenziali sul mio caso. È un ricordo, quello delle attese, che si intreccia con le immagini delle scarpe da ginnastica che ho posseduto perché in quei momenti rivolgevo tutta la mia attenzione agli strap, ai forellini traspiranti, alle piccole rughe sui bordi delle punte. A ripensarci non c’era proprio nulla che mia nonna dovesse dire in forma privata a quei dottori, ma so per certo che diceva loro che ero nata da una madre sieropositiva e che in un certo senso, decisamente improprio, anch’io ero stata “sieropositiva” per un anno o forse due. Sospetto che lo facesse per darsi un tono o magari solo per trovare del conforto



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.